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STUDI MILITARI
operazioni belliche connesse a crisi internazionali, a livello di difesa, supporto
e sostegno ai contingenti utilizzati; al controllo e alla protezione del territorio
nazionale e della salvaguardia dei collegamenti marittimi (le cosiddette SLOC,
ovvero sea lines of communication), nonché alla difesa dei nostri interessi in
acque internazionali; a permettere il concorso al mantenimento della legalità
internazionale (come ad esempio interdizione marittima ed embarghi) e allo
svolgimento di attività per l’assistenza umanitaria e infine per assolvere ai
compiti di polizia d’alto mare (definito constabulary-role) riguardante le opera-
zioni contro l’immigrazione illegale, la prevenzione dei traffici illeciti e l’atti-
vità antiterrorismo.
In effetti i compiti che queste nuove fregate avrebbero dovuto assolvere
rispondevano pienamente ai risultati degli attenti studi portati avanti dal
Ministero della Difesa per aggiornare lo strumento navale in maniera oculata in
quanto era stato evidenziato che la Marina Militare avrebbe potuto far fronte a
buona parte delle sfide future dotandosi di due tipologie di task forces.
La prima, definita task force navale d’altura, avrebbe dovuto essere formata
da una portaerei, da cinque o sei unità di scorta, da una nave da supporto logi-
stico e altre unità come sommergibili e cacciamine; la seconda, denominata task
force anfibia, sarebbe stata in grado di sbarcare almeno un reggimento e avrebbe
contato su un dispositivo aeronavale di protezione e sostegno costituito da
un’unità portaeromobili, quattro navi di scorta con capacità antiaeree e anti-
sommergibili, un’unità di supporto logistico e cacciamine.
Proprio le unità di scorta previste per queste due tipologie di task forces
avrebbero dovuto essere caratterizzate da un’elevata flessibilità d’impiego, con
capacità di agire in tutte le situazioni tattiche sia in alto mare che vicino alle
coste, sia nell’ambito di gruppi navali nazionali e multinazionali che isolatamen-
te e furono tali requisiti che costituirono i parametri per la realizzazione delle
FREMM.
La loro progettazione e costruzione furono affidate al consorzio tempo-
raneo d’imprese Horizon Sas che già si stava occupando della realizzazione dei
caccia del programma “Orizzonte”, costituito dalla francese Armaris e dalla ita-
liana Orizzonte Sistemi Navali (OSN) (147) . L’Armaris a sua volta risultava formata
dalle società Thales e Direction des Constructions Navales (DCN), mentre la OSN
era composta dalla Fincantieri e dalla Finmeccanica.
(147) Quest’ultimo era stato avviato nel 1993 inizialmente dall’Italia, dalla Francia e dalla Gran
Bretagna per produrre una nuova generazione di unità navali antiaeree. Tuttavia nell’aprile
del 1999 i britannici decisero di continuare lo sviluppo del progetto su base nazionale, men-
tre gli italiani e i francesi proseguirono la progettazione di questi caccia, dei quali due sono
entrati in servizio nella Marina Militare con i nomi di Andrea Doria e Caio Duilio, e altrettanti
nella Marine Nationale, vedi Franco BARGONI, Tutte le navi militari d’Italia 1861-2011, cit.,
pagg. 19, 45.
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