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L’INTERCETTAZIONE (REGISTRAZIONE) DI COMUNICAZIONI TRA PRESENTI.
                                    TRA LICEITÀ E RISVOLTI DISCIPLINARI




               relazioni organizzative all’interno del consorzio militare .
                                                                     (27)
                    L’onore militare consiste in quell’insieme di virtù (onestà, lealtà, rettitudi-
               ne, fedeltà, giustizia, imparzialità, coraggio, spirito di sacrificio), il cui possesso
               è considerato dai militari come supremo criterio di distinzione e apprezzamen-
               to, e che la maggior parte dei comandanti ritengono di possedere, e di dover
               gelosamente custodire, assegnandogli una dimensione quasi sacrale: come se
               quelle virtù, attraverso una sorta di magico processo iniziatico, emanassero dal
               capo infondendosi alla truppa; come se esse inerissero intrinsecamente all’ordi-
               namento militare, e la sua peculiare organizzazione gerarchica rigidamente ver-
               ticistica costituisce la garanzia della loro conservazione e trasmissione .
                                                                                   (28)
                    È in quest’ottica che la condotta evocante il sotterfugio e l’inganno appare
               in  contrasto  con  i  parametri  di  lealtà,  rettitudine,  correttezza  che,  nella  loro
               essenza ontologica, assumono la violazione del giuramento prestato.
                    Per quanto attiene ai concetti di lealtà e correttezza ci troviamo anche di
               fronte a due ipotesi:
                      art.729, comma 2, d.P.R. 15 marzo 2010, n. 90 che in tema di esecuzione
               di ordini afferma “Il militare al quale è impartito un ordine che non ritiene con-
               forme alle norme in vigore deve, con spirito di leale e fattiva partecipazione,
               farlo presente a chi lo ha impartito dichiarandone le ragioni, ed è tenuto a ese-
               guirlo se l’ordine è confermato”. Questa ipotesi non è aderente al percorso giu-
               ridico segnato e quindi non appare direttamente applicabile. Infatti tale fattispe-
               cie è riferita all’esecuzione di ordini e non alle modalità con le quali si sviluppa-
               no i rapporti interpersonali;
                      art. 732, comma 2, d.P.R. 15 marzo 2010, n. 90 afferma che il militare
               “ha il dovere di improntare il proprio contegno al rispetto delle norme che
               regolano la civile convivenza”. La “Civile convivenza” richiama il contenuto
               dell’art. 733, comma 1, d.P.R. 15 marzo 2010, n. 90 “la correttezza nel tratto
               costituisce un preciso dovere del militare”. Tali doveri sono definiti come:
                    • il tratto è un modo di trattare, cioè di comportarsi nei rapporti con gli
               altri;
                    • la civile convivenza è costituita da quei concetti di “correttezza”, “urba-
               nità”, “cortesia”, “convenienza” e simili, che pur non definendo un insieme di
               regole  di  comportamento  valide  in  assoluto,  hanno  un’intrinseca  elasticità
               semantica, e sono destinati ad assumere una portata più o meno ampia a secon-
               da del contesto di relazioni interpersonali in cui si collocano e dello specifico
               ruolo rivestito dai soggetti in rapporto ;
                                                     (29)
               (27)  Corte Cost., 22 aprile 1993, n. 211.
               (28)  C. IAFRATE, Obbedienza, ordine illegittimo e ordinamento militare, pag. 321.
               (29)  T.A.R. Umbria Perugia, Sez. Prima, (ud. 17 maggio 2006), 28 settembre 2006, n. 482.

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