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DOMENICO DI PETRILLO
All’atto pratico, l’intervento operativo (arresti, perquisizioni) veniva effet-
tuato solo su una parte della struttura eversiva individuata. A eccezione di alcu-
ne figure “minori” o il cui ruolo non era stato messo sufficientemente a fuoco,
alle quali, peraltro, sarebbe stato difficile attribuire responsabilità penalmente
rilevanti. Ed era proprio da queste figure “tralasciate” che, dopo un ragionato
periodo di stasi delle attività esterne per tranquillizzare l’ambiente e/o far
riprendere fiato al personale, si ripartiva per tessere una nuova tela, i cui sviluppi
sarebbero stati analoghi.
Il metodo dei “rami verdi”
È vero che operavamo alla stregua di una polizia di sicurezza ma lo face-
vamo con gli strumenti della polizia giudiziaria propri dello Stato di diritto.
Eravamo, e siamo Carabinieri, non una banda di irresponsabili esaltati.
Abbiamo mantenuto fede a un giuramento con tutte le implicazioni che ne deri-
vavano. Per cui una diversa lettura di quei metodi è semplicemente gratuita e
offensiva. Lo dimostra una volta di più, se mai ce ne fosse bisogno, il fatto che
solo ora, a distanza di oltre trentacinque anni, abbiamo accettato di parlare del
nostro operato in quel periodo. Ben lontani dagli onori della cronaca e dalla
“fama cinematografica” rincorsi quasi ossessivamente oggigiorno, quando, in
una maniera che ritengo irresponsabile, i media sono messi al corrente di tec-
niche e di espedienti operativi che richiederebbero, invece, assoluta riservatezza.
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