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IL METODO OPERATIVO
ai membri della sua squadra solo appena prima di iniziare la fase di avvicina-
mento all’obiettivo.
Era prassi che un certo numero di uomini provenienti da altre Sezioni
venissero messi a disposizione in rinforzo sia nella fase investigativa, durante la
quale prendevano parte ai pedinamenti e ad altri accertamenti, sia in quella del-
l’intervento vero e proprio. Partecipavano anche al successivo esame della
documentazione e dei materiali rinvenuti, al fine di poter sviluppare ogni ele-
mento utile nel più breve tempo possibile, una volta fatto ritorno alle rispettive
Sezioni. Tale scambio operativo era integrato da riunioni mensili presso il
Comando Generale dell’Arma. Si trattava di momenti fondamentali anche per
la costruzione di una fortissima identità collettiva, grazie alla quale ci sentivamo
tutti parte di un’unica, grande entità.
5. Il metodo dei “rami verdi”
Come ho già detto, un’indagine criminale segue, come metodologia prin-
cipale, quella che punta all’individuazione di uno o più moventi che legano una
vittima al suo carnefice. E da tali presupposti prende poi corpo. Ma i presup-
posti del terrorismo politico sono diversi perché è indirizzato al sovvertimento
delle istituzioni, cioè contro obiettivi che potrei definirei “oggettivi” rispetto a
quelli più strettamente personali normalmente caratterizzanti i contesti della
criminalità “comune”. Individua le proprie vittime sulla base del ruolo da esse
rivestito all’interno dell’organizzazione statale o del contesto oggetto di atten-
zione, e che è ritenuto focale in un determinato momento storico rispetto agli
interessi della “classe” che si pretende di rappresentare.
La vittima e/o la struttura che vengono colpite sono, quindi, l’incarnazio-
ne di un simbolo che si vuole abbattere. Per questo motivo, non da poco, è assai
difficile avviare un’indagine efficace e tempestiva se non si è in possesso di
un’adeguata cultura d’ambiente. Il nostro “metodo”, denominato nel gergo
interno dei “rami verdi”, teneva conto di queste peculiarità e faceva dell’analisi
sistematica di tutti gli elementi conoscitivi riguardanti l’avversario lo strumento
principale per individuarne le strutture organizzative e decidere come e quando
intervenire, mantenendo il più a lungo possibile un “contatto informativo” con
la struttura individuata, sino al completo smantellamento dell’organizzazione.
A prescindere dai singoli episodi di cui si era resa responsabile. In questo
contesto, la perdita di un “contatto informativo” faticosamente conquistato,
oltre a renderne problematica e probabilmente proibitiva la riconquista, era da
noi vissuta come una bruciante sconfitta, un imperdonabile errore strategico.
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