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DOMENICO DI PETRILLO
Al “cartellone” era associato un “pallogramma” in cui era riportata
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un’ipotesi di schema relazionale, con un sistema di simboli per indicare il pre-
sunto livello gerarchico di ciascun elemento e le sue modalità di accesso all’area
oggetto di osservazione. Entrambi gli strumenti suddetti consentivano un con-
trollo visivo, immediato del quadro generale sulla cui base disporre quindi, gior-
no per giorno, le varie attività di verifica. Il sistema, inoltre, era utilissimo anche
nella fase di pre-intervento, per la compilazione del rapporto giudiziario.
Proprio per quanto riguarda l’impiego dell’informatica nelle indagini, le
Sezioni che componevano l’organizzazione anticrimine dell’Arma sono state, in
effetti, i primi reparti investigativi dell’Arma a disporre di sistemi dedicati, ed é
sulla base delle loro esperienze operative che sono state effettuate le successive
scelte di adeguamento. Un ruolo pionieristico, in questo senso, fu svolto dalla
Sezione di Torino, comandata da Giampaolo Sechi, ufficiale molto sensibile al
problema, come testimonia il suo soprannome: “Basic”, il linguaggio di pro-
grammazione allora più conosciuto e diffuso. La Sezione poteva contare, per
tale compito, anche sui giovani carabinieri “ausiliari” che frequentavano il
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corso formativo presso la Scuola Allievi di Torino.
I primi sistemi che avemmo in dotazione furono dei Datapoint che, seppur
validi, si rivelarono ben presto insufficienti per gestire la grande quantità di dati
che vi veniva immessa quotidianamente. Fu questo l’argomento migliore per
riuscire a ottenere mezzi più adeguati, che ci furono assegnati negli anni
Novanta e continuamente aggiornati. La costruzione dell’archivio e l’organizza-
zione dei dati si sarebbero rivelati elementi decisivi, in particolare, per l’attività
del Nucleo terrorismo internazionale della Sezione di Roma, che operò inten-
samente a seguito di vari attentati compiuti nella Capitale negli anni Ottanta, a
opera di organizzazioni terroristiche straniere e rivendicati con diverse sigle.
4. La cooperazione con altri reparti in campo nazionale
La motivazione principale che indusse il generale Carlo Alberto dalla
Chiesa a creare un reparto speciale, con la capacità di operare in maniera unitaria,
(6) Il “pallogramma” veniva elaborato inizialmente su base cronologica, e aggiornato costante-
mente ipotizzando un certo ordine gerarchico dei vari soggetti censiti, collegati fra loro da
differenti segmenti (linea continua, tratteggiata, eccetera) a seconda dell’origine di ingresso
nell’indagine; erano inoltre riportate, accanto a ciascun nominativo, le sigle “V” (visto), “F”
(fotografato), “I” (identificato), “L” (localizzato), “?” (ipotizzato).
(7) A Torino, nella stessa caserma Cernaia ove aveva sede la Sezione Anticrimine, era alloggiata
anche la Scuola Allievi Carabinieri Ausiliari, riservata a quei giovani che effettuavano il ser-
vizio militare di leva nell’Arma. Tra loro vi erano laureati o comunque tecnici di varie disci-
pline, compresa l’informatica.
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