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DOMENICO DI PETRILLO
Di fatto, i nostri avversari, com’era possibile evincere dai moduli di com-
portamento descritti nella “Risoluzione”, si muovevano con estrema attenzio-
ne. Alcuni di loro addirittura in modo tale da rendere davvero difficoltosa la
nostra attività tramite il ricorso a frequentissimi cambi di itinerario e dei mezzi
di trasporto. La capacità di mimetizzarsi, e la qualità dell’organizzazione della
manovra da attuare nell’area di controllo, quindi, erano cruciali e il personale
della Sezione era diventato, con l’esperienza, particolarmente abile anche in
questa attività.
Tanto da essere citato dai Servizi stranieri omologhi come esempio di alte
capacità operative, anche nel caso di operazioni che si protraessero per lungo
tempo .
(2)
Scopo del pedinamento era, anzitutto, ricostruire il comportamento e
individuare le relazioni intrattenute da un determinato soggetto, al fine di con-
fermare l’ipotesi formulata; quindi, ampliare il più possibile i confini del conte-
sto organizzativo sotto osservazione identificando altri militanti, per ciascuno
dei quali, successivamente, effettuare un’attività analoga. “Rintracciare”, identi-
ficare e localizzare un “regolare” erano considerati obiettivi primari perché il
suo tempo e le sue azioni erano totalmente dedicati all’attività dell’organizzazio-
ne, e dunque, tutto ciò con cui veniva in contatto era, per noi, preziosissimo.
È qui necessario introdurre alcune precisazioni, anche per contribuire a
sfatare certi miti creati, soprattutto da imprecise rappresentazioni cinematogra-
fiche. Di norma, il pedinamento di una persona, specialmente se di lunga dura-
ta, comporta anzitutto una buona conoscenza del teatro operativo, al fine di
individuare le migliori condizioni di osservazione. Nel nostro caso, il dispositi-
vo di pedinamento di un determinato soggetto prevedeva l’impiego di almeno
cinque tra autovetture e motocicli, e di dieci-quindici uomini, radiocollegati tra
loro e con la centrale operativa .
(3)
(2) Il Bundeskriminalamt (BKA) tedesco, in particolare, aveva manifestato esplicitamente tale
apprezzamento nei suoi documenti interni sottolineando, al tempo stesso, un’importante dif-
ferenza di base: mentre i tedeschi (come del resto anche i francesi) erano soliti distinguere gli
“investigatori” da coloro che operavano il pedinamento sul terreno, l’organizzazione anticri-
mine dell’Arma preferiva riunire entrambi gli aspetti in ciascuno dei suoi uomini ritenendo
che la partecipazione diretta all’indagine garantisse, da parte di questi, una determinazione e
una motivazione senz’altro più forti rispetto a chi si limitava a effettuare un semplice pedi-
namento in un contesto di cui non aveva piena informazione.
(3) Considerata la conformazione della città di Roma (vie strette, palazzi alti che comportavano
ampie zone di ombra-radio) e l’importanza dell’azione di pedinamento, la Sezione era orga-
nizzata con una centrale operativa propria che agiva su due canali radio riservati, ciascuno
servito da sei ponti ripetitori opportunamente dislocati nell’area cittadina sulla base di un’ac-
curata verifica e sperimentazione. Inoltre, la Sezione aveva la disponibilità di ponti ripetitori
mobili sistemati su alcune autovetture in dotazione e altri sistemati in valigette.
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