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DOMENICO DI PETRILLO




                  Le quali, tuttavia, venivano sempre spiegate e, infine, condivise così che,
             all’indomani, il servizio sarebbe ripreso con vigore e motivazione rinnovati.
                  Normalmente, nella struttura di pedinamento era inserito anche un furgo-
             ne attrezzato, all’interno del quale si trovava il fotografo con il compito non
             solo di fotografare persone o incontri, ma anche di fungere da punto “coperto”
             di osservazione, specie quando le condizioni ambientali locali costringevano gli
             uomini del gruppo di pedinamento a tenersi “larghi” per non essere individuati.
             Il furgone, specialmente nelle comunicazioni radio, veniva chiamato “balena”.
             Il fotografo svolgeva una funzione delicatissima e importantissima: doveva pro-
             durre  documentazione  degli  incontri  ai  fini  del  consolidamento  della  prova
             penalmente rilevante, e al tempo stesso garantire la massima qualità delle imma-
             gini, anche in condizioni difficili. I particolari morfologici del viso di una per-
             sona, infatti, dovevano essere idonei per nitidezza e definizione al confronto
             con fotografie tratte da documenti o da altri analoghi servizi, per l’identificazio-
             ne certa del soggetto di interesse.
                  Anche il personale della Sezione addetto a questa attività era scelto con
             cura e, con il tempo, aveva acquisito un’esperienza eccezionale. Spesso, aveva a
             disposizione solo pochi secondi per ottenere una buona fotografia ed era quin-
             di indispensabile mantenere un livello costante di attenzione per poter cogliere
             il momento favorevole per lo scatto.
                  Il livello di stress era estremamente elevato: era costretto a restare chiuso in
             un furgone per ore con l’attenzione concentrata su un portone, un incontro, un
             transito, pronto a cogliere il momento opportuno, spesso in condizioni clima-
             tiche particolarmente gravose .
                                         (4)
                  Altro strumento essenziale di indagine sul terreno erano i mezzi di tra-
             sporto e la scelta del tipo di autovetture e delle motociclette, il loro allestimento
             e impiego erano oggetto anch’essi di particolare cura. Gli automezzi, molti dei
             quali di marche straniere, erano diversi da quelli usualmente in dotazione alle
             strutture “normali” dell’Arma. Il loro utilizzo era volto anche a evitare, in qual-
             siasi modo, che potessero essere individuati costringendo così a non poterli più
             usare, almeno in quel periodo o per quell’indagine.
                  Per scongiurare tale eventualità, si ricorreva frequentemente allo scambio
             di mezzi tra Sezioni. Purché fosse ridotto il rischio di essere individuati, era
             ammesso il ricorso a qualunque espediente.


             (4)   Considerate  le  caratteristiche  climatiche  di  Roma,  i  furgoni  vennero  in  seguito  dotati  di
                  impianti silenziosi di condizionamento; furono, inoltre, blindati a seguito dell’episodio veri-
                  ficatosi il 10 maggio 1980 in via Pesci, quando la “balena” venne fatta oggetto di colpi di
                  pistola esplosi dai brigatisti.

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