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IL METODO OPERATIVO
coordinata ed efficace nella lotta al terrorismo, scaturiva, in realtà, da diversi fat-
tori. Tra questi, i più importanti furono, da un lato, le modalità con cui le orga-
nizzazioni terroristiche operavano sul territorio; dall’altro, la prassi operativa
“normale” seguita dai reparti investigativi dell’Arma.
Il “nuovo” reparto investigativo, se davvero voleva risultare efficace in una
logica di disarticolazione dell’organizzazione eversiva, doveva liberarsi da questi
impedimenti e affrontare il problema con mentalità, prassi e mezzi più moder-
ni, coerenti, del resto, con le modalità impiegate dal “nemico”.
“Conoscere il nemico per poterlo combattere” era l’esortazione costantemente
ripetuta dal generale dalla Chiesa e anche, come ho già ricordato, un principio
basilare che si ritrovava in tutti i testi di tattica studiati sin dai tempi
dell’Accademia Militare. Il “nostro” generale comprendeva bene le implicazioni
più profonde di quel principio e sapeva che, soprattutto, una sua efficace appli-
cazione richiedeva tempo; proprio quel tempo che, invece, altri comandanti
sotto la pressione di eventi delittuosi che generavano allarme sociale non erano
disposti a concedere: inclinando così a sollecitare interventi rapidi, spesso
intempestivi che non di rado si rivelavano non solo sostanzialmente inutili, ma
anche dannosi rispetto a ipotesi di lavoro potenzialmente produttive.
La ragione per cui il nostro reparto era definito “speciale” risiedeva nel
fatto che esso doveva occuparsi esclusivamente della lotta al terrorismo, senza
dedicarsi alle altre attività che, quotidianamente, impegnavano i reparti investi-
gativi “generici”; doveva, inoltre, seguire un modus operandi caratterizzato da un
elevatissimo livello di riservatezza e da un profilo che fosse il più basso possi-
bile.
Il fenomeno terroristico, come si é ormai potuto intendere, andava affron-
tato anzitutto su base nazionale ma anche con frequenti e rilevanti proiezioni
internazionali, non solo europee.
Per questo, e a maggior ragione durante il periodo inerente al secondo inca-
rico governativo al generale dalla Chiesa (10 settembre 1978 30 dicembre 1979),
ma anche successivamente, quando le Sezioni Speciali vennero distribuite sul
territorio e inquadrate nelle strutture territoriali, esse continuarono a operare in
strettissima collaborazione tra loro.
Coinvolgendo, di volta in volta e ove necessario, determinati reparti
dell’Arma territoriale (reparti investigativi, Stazioni) e dell’organizzazione spe-
ciale (GIS):
i primi, di norma, a supporto di interventi operativi che richiedevano un
numero adeguato di uomini, oppure per camuffare indagini particolari come
accertamenti di natura “comune”;
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