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DALLA DEVIANZA ALLA DELINQUENZA




               serotonina e la dopamina, che potrebbe costituire una spia d’allarme del com-
               portamento antisociale .
                                      (18)
                    Gli psichiatri Brooks e Redoon hanno pubblicato sul Journal of  Clinical
               Psychology una ricerca riguardante individui violenti e molestatori sessuali. I più
               collerici sono risultati coloro che avevano alte dosi di testosterone in circolo .
                                                                                         (19)
               Quindi, se alcune ricerche sulla devianza sembrano aver dimostrato come l’at-
               titudine a delinquere venga favorita da un ambiente disagiato e scarsamente sti-
               molante, pare che vi siano anche altri elementi da valutare e considerare, magari
               come concause .
                              (20)
                    Constatato che le patologie psichiche costituiscono un complesso insieme
               sintomatologico, indagini cliniche e statistiche hanno attestato che il rapporto
               tra malattia e crimine non è diretto, in quanto i malati di mente, quando delin-
               quono, pongono in essere atti che appaiono più espressione di problematiche
               sociali, che non sintomo dei disordini mentali da cui risultano affetti .
                                                                                  (21)
               (18)  W.B. CANNON, Organization for physiological homeostasis, luglio 1929, in www.journals.physiology.org.
                    I classici studi di Cannon nel 1914 dimostrano che in situazioni di emergenza il sistema ner-
                    voso autonomo simpatico libera adrenalina in risposta a stimoli e situazioni impegnative o
                    che costituiscono una minaccia o un pericolo per l’individuo.
               (19)  M. FITTIPALDI, Il fenomeno dei “crack babies”, 30 maggio 2007, in www.salus.it. Uno studio con-
                    dotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Oulu in Finlandia, pubblicato sulla rivista
                    American Journal of  Psychiatry, ha considerato anche l’esame di un vasto campione di uomini le
                    cui madri fumavano durante la gestazione, accertando che proprio il mantenimento di questa
                    abitudine mentre si aspetta un figlio, aumenta il rischio che il nascituro venga alla luce con una
                    “vocazione” criminale. Chi ha avuto una madre fumatrice, secondo questa indagine, avrebbe
                    un rischio più che doppio rispetto al resto della popolazione non solo di diventare un delin-
                    quente, ma di essere efferato e recidivo. Se poi l’individuo cresce in una famiglia disturbata o
                    dall’unione instabile e sua madre è una sbandata, questa probabilità sale da nove fino a quattor-
                    dici volte. Il fumo secondo lo psichiatra finlandese Rantakallio procurerebbe un’intossicazione
                    al feto, provocando dei danni permanenti al cervello e specialmente alle strutture legate all’au-
                    tocontrollo. Ma, la causa principale sarebbe lo squilibrio apportato dalla nicotina al ricambio dei
                    due messaggeri biologici indicati.; V. ANDREAOLI, La violenza, Rizzoli, Milano, 1993, pag. 69.
               (20)  P. SOUBRIE, Reconciling the role of  central serotonin neurons in human and animal behavior. Behavioral
                    Brain Science, 1986, p. 319; E.F. COCCARO, R.J. KAVOUSSI, Neurotransmitter correlates of  impulsive
                    aggression, in D.M. STOFF, e R.B. CAIRNS (Eds), Aggression and violence: genetic, neurobiological, and
                    biosocial perspectives, pag. 67, Lawrence Elbaum Associates, Publishers, Mahwah, New Jersey,
                    1996; E.F. COCCARO, J.L. ASTILL, Central serotonergic function in parasuicide. Progressive Neuro-
                    Psychopharmacology and Biological Psichiatry, 1990, pag. 663; E.F. COCCARO, R. KAVOUSSI,
                    R.L. TRESTMAN, L.J. SIEVER, 5-HT and aggression: Assesment of  pre-and post-synaptic indices, 1993;
                    G.V. CAPRARA, A. GENNARO, Psicologia della personalità, Il Mulino, Bologna, 1994, pag. 323.
                    Zuckerman, all’interno della sua teoria sensation seeking, rileva una dimensione del tempera-
                    mento  “molto  simile  allo  psicoticismo  eysenckiano  e  relativa  ad  aspetti  della  personalità
                    come l’impulsività, la mancanza di socializzazione e di responsabilità, l’aggressione”, aggiungendo
                    che “le espressioni estreme di tale dimensione si associano a gravi disturbi di personalità”;
                    A.  RAINE,  Autonomic  nervous  system  activity  and  violence,  in  D.M.  STOFF,  R.B.  CAIRNS  (Eds),
                    Aggression and violence: genetic, neurobiological, and biosocial perspectives, pag. 145, Lawrence Erlbaum
                    Associates, Publishers, Mahwah, New Jersey, 1996.
               (21)  C. DEL GAUDIO, M. DEL GAUDIO, U. NAZZARO, Compendio di criminologia, Edizioni Giuridiche
                    Simone, 2000.

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