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DALLA DEVIANZA ALLA DELINQUENZA
Tali operazioni si realizzano, da un lato, nei nuclei di apprendimento sociale,
come la famiglia o la scuola e, dall’altro attraverso meccanismi psicologici, quali
l’identificazione o l’interiorizzazione. In antitesi alla conformità si pone la
devianza, che si concreta nella non osservazione delle regole normative e sociali
affermate dal sistema vigente. Sono, poi, qualificate come devianti anche quelle
condotte che, pur non essendo vietate dalla legge, contrastano con il comune
sentire sociale, si pensi all’alcolismo o al vagabondaggio. Per essere definito
deviante, però, il comportamento deve violare volutamente e non solo acciden-
talmente la regola culturale.
Il concetto di devianza, affermatosi grazie allo struttural-funzionalismo,
una delle più importanti correnti sociologiche sviluppatasi negli Stati Uniti
dopo gli anni Trenta, vede i suoi maggiori rappresentanti in Parson, Merton e
Johnson. Questo specifico indirizzo considera come causa principale della
devianza l’anomia, intesa da Durkheim come la “frattura di regole sociali” pro-
vocata dalla società che iperstimola le aspirazioni dei cittadini .
(27)
Merton riprendendo tale concetto, ne ha allargato la forbice semantica
considerando l’anomia come “sproporzione tra mete culturali e mezzi legittimi
per il conseguimento di quest’ultime” .
(28)
Certamente, le teorie socio-psicologiche, che nel tempo hanno trovato
notevole seguito, contribuiscono a spiegare l’origine e lo sviluppo della devianza
e in particolare quella minorile.
(27) E. DURKHEIM, La divisione del lavoro sociale, Edizioni di Comunità, Milano, 1999 (ed. or. 1893).
Dello stesso Autore, Il suicidio. L’educazione morale, Torino, Utet, 1998.
(28) R. MERTON (1949), Social structure and anomie, in R. MERTON (1949), Theory and social structure,
New York, Glencoe, Free Press. trad. it., Teoria e struttura sociale, Bologna, Il Mulino, 1971.
La riflessione mertoniana approda a quattro tipi di devianza che possono condurre all’adat-
tamento: l’innovazione, il ritualismo, la rinunzia, la ribellione. I ragazzi che appartengono ori-
ginariamente alla classe inferiore possono adottare rispetto allo svantaggio della condizione
di partenza una di queste tre soluzioni che va letta - in una chiave mertoniana - come una
soluzione ad un problema di adattamento:
a) una certa quota di ragazzi della classe operaia si impegna in una forma straordinaria in un
percorso di vita che ricopia lo schema tradizionale dei giovani di classe media (è la soluzione
da college boys): in questo caso il successo scolastico rappresenta la porta di ingresso verso il
successo in generale e l’adesione piena ai valori dominanti;
b) per molti la “prova” dell’esperienza scolastica fallisce; ci si trova allora un lavoro tipico da
membro della classe inferiore, senza uno sbocco stimolante in termini di carriera e ci si adatta
ad una condizione di vita che respinge in parte i valori della classe media senza però entrare
in una condizione di aperto conflitto (è la soluzione da corner boys);
c) alcuni, infine, adottano la soluzione delinquente: respingono energicamente gli standard di
vita della classe media (sia pure con l’ambivalenza dovuta alla socializzazione primaria), ricer-
cano l’unione tra ribelli e riattivano il processo di autostima intraprendendo delle attività di
banda. La gang rappresenta un medium sociologico imprescindibile per motivarsi reciproca-
mente nell’attività tipica dei delinquenti. La subcultura delinquente ha, principalmente, la
funzione di legittimare l’aggressività.
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