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DALLA DEVIANZA ALLA DELINQUENZA
del fallimento dei controlli sociali e personali. Reckless ha, invece, propo-
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sto una “teoria dei contenitori”, distinguendo tra controlli personali (interni)
e controlli sociali (esterni), che possono intervenire sulle “predisposizioni” e
i comportamenti delinquenziali. Empley ha ritenuto, infine, la delinquenza
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come il risultato del rifiuto di una socializzazione completa, l’assenza di coin-
volgimento aumenterebbe pertanto le probabilità di un “comportamento
delinquente”. Anche per Matza la definizione sociale della devianza discende
dal conflitto fra il senso attribuito all’atto deviante dai devianti e dagli altri
soggetti. Nel suo studio sui giovani delinquenti l’Autore vede nel deviante un
individuo che partecipa al sistema dei valori legittimi e si pone il problema di
spiegare perché il deviante è tale, pur conoscendo e condividendo le regole
di comportamento degli altri membri della società . Sykes e Matza
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sostengono che, in un contesto in cui i valori e le norme rappresentano delle
guide per l’azione di carattere flessibile, il deviante può elaborare delle giu-
stificazioni della propria azione, adducendo motivazioni che legittimano dal
suo punto di vista la sospensione di una norma morale o legale e gli consen-
tono di sentirsi autorizzato a trasgredire. In quest’ottica il deviante interio-
rizza i valori di una sottocultura contrapposta all’ordine sociale dominante,
e le “tecniche di neutralizzazione” gli consentiranno di continuare a conside-
rare legittime le regole che sta violando, negando la propria responsabilità e
la vittima, minimizzando il danno provocato e il significato della condanna.
Quindi, l’individuo è libero di accedere alla devianza, ma, mentre Sykes e
Matza spiegano l’orientamento con il ricorso da parte dell’individuo alle tec-
niche di neutralizzazione, Hirschi chiama in causa la natura dei legami
sociali, associando la devianza al loro indebolimento o annullamento: un
individuo compie un reato quando i vincoli che lo legano alla società per-
dono di forza e di efficacia nel trattenerlo dal seguire le proprie inclinazioni
e i propri interessi . La teoria del controllo sociale pone, dunque, in rela-
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zione l’aumento dei comportamenti devianti con l’indebolimento della coe-
sione sociale;
(32) W.C. RECKLESS, The crime problem, Appletton century crofts, New York, 1956.
(33) L. EMPLEY, American delinquency, Dovsey, Homevood, 1978.
(34) D. MATZA, Delinquency and Drift, John Wiley, New York, 1964 - (1969), Becoming Deviant,
Prentice Hall, Englewood Cliffs, New Jersey (trad. it.: Come si diventa devianti, Il Mulino, Bologna,
1976).
(35) G.M. SYKES, D. MATZA, Techniques of Neutralization: A Theory of Delinquency, in American
Sociological Review, 22, 1957, pag. 664.
(36) T. HIRISC, Causes of Delinquency, University of California Press, Berkeley, Calif. Separate and
Unequal is Better, in Journal of Research in Crime and Delinquency, 1979, 16, pag. 34.
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