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DALLA DEVIANZA ALLA DELINQUENZA
La predisposizione potrebbe configurarsi anche nel possesso di determi-
nate qualità psichiche e fisiche o, magari, ad una pregressa condotta criminosa
da parte di uno o più componenti della famiglia di appartenenza.
Cesare Lombroso, già nella seconda metà dell’ottocento, si sforzò di evi-
denziare, nei criminali , note morfologiche particolari, considerandole espres-
(5)
sioni di un’anomalia di formazione, distinguendo due tipi di delinquenti: il
“delinquente nato” e il “delinquente occasionale” determinati al delitto da fat-
tori causali diversi. Il delinquente nato veniva considerato un soggetto non
recuperabile, da sopprimere o da rinchiudere, mentre per il delinquente occa-
sionale si poteva prevedere la rieducazione in carcere .
(6)
Si parlava di “analgesia fisica”, ovvero di una congenita insensibilità dovuta
a malformazioni fisiche e cerebrali del delinquente, causa scatenante di compor-
tamenti istintuali, delittuosi recidivanti .
(7)
Non si dimentichi, neppure, che verso la seconda metà degli anni sessanta
del secolo scorso, alcuni ricercatori formularono - addirittura - l’ipotesi dell’eredi-
tarietà genetica affermando che gli individui di sesso maschile con corredo cro-
mosomico XYY (soggetti con quarantasette cromosomi), anziché il normale XY,
(5) Mentire comporta alterazioni di tipo neurofisiologico registrabili con delle apposite strumen-
tazioni. L’idrosismografo (ideato da Cesare Lombroso nel XVIII secolo) già rivelava i cam-
biamenti della pressione arteriosa e del battito cardiaco (un incremento della pressione e del
battito potrebbe segnalare una menzogna).
a
(6) C. LOMBROSO, L’uomo delinquente, Bocca, Torino, 1896, II, 494 (5 ed.). Lombroso ha dedicato
numerosi studi al rapporto tra comportamento criminale e fattori biologici e genetici, deli-
neando la teoria del determinismo biologico. Egli, dopo aver effettuato numerose osserva-
zioni sulle caratteristiche fisiche dei carcerati (nel 1870 ha effettuato un esame su un reperto
autoptico, il cranio del brigante Vilella, morto nel 1864, che presentava un’anomalia morfo-
logica congenita, la fossetta cerebellare mediana o fossetta vermiana che è propria degli stadi
embrionali degli animali inferiori: lemuri. Nella sua opera principale L’uomo delinquente, espo-
ne la sua intuizione: “nel criminale si è avuto un arresto dello sviluppo ontogenetico; egli è un individuo
filogeneticamente arretrato, un atavico e presenta gli istinti feroci degli uomini primitivi”. Meditò anche
sulla strage compiuta da un soldato ritenuto epilettico, tale Masdea di Girifalco, che uccise
sette compagni e ne ferì altri sei nella caserma di Pizzofalcone a Napoli) arrivò alla conclu-
sione che il comportamento criminale era innato, aggiungendo inoltre che l’analisi della costi-
tuzione fisica di una persona avrebbe potuto rivelare la predisposizione di tale persona a
comportarsi in maniera più o meno criminale e aggressiva; F. FERRAROTTI, Alle radici della vio-
lenza, Rizzoli, Milano, 1979, pag. 22. Secondo l’Autore “la spiegazione psicologica e fisiologica lom-
brosiana [...], il comportamento violento sarebbe la risultante di certe caratteristiche coagenti di determinati
individui, e come tale non prevenibile e neppure a rigore modificabile”; si veda anche J. PEARSON,
Professione criminale, la Londra dei gemelli Kray, Feltrinelli, Milano, 2000.
(7) Non si dimentichino ricerche più attuali. E.R. KANDEL, J.H. SCHWARTS, T.M. JESSELL, Principi
di neuroscienze, Casa Editrice Ambrosiana, Milano,1994; degli stessi Autori, Fondamenti delle neu-
roscienze e del comportamento, Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 2004. Il neurologo Fehlow ha
individuato una causa spesso legata allo sviluppo di una futura condotta criminale: una pre-
coce saldatura delle ossa del cranio. Su cento persone che avevano subito questo problema,
Felhow ha verificato come più di un terzo avessero difficoltà di adattamento: la metà di que-
sti ultimi aveva commesso dei reati e spesso in modo ripetuto.
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