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LEADERSHIP E DISIMPEGNO MORALE




               comunità, ma messi in atto in risposta agli ordini di un’autorità. Prima di com-
               pierli, l’individuo vive un conflitto interno tra il dovere di obbedire all’autorità,
               supportato dagli insegnamenti morali e religiosi dell’Occidente, e il dovere di
               disobbedire quando riconosce che il comportamento richiesto è illegale o in
               contrasto con i princìpi morali comuni. Si possono, quindi, definire crimini di
               obbedienza quelli compiuti unicamente a seguito di un ordine, perché contrari
               alla volontà del soggetto, il quale, però, non si sente libero di fare altrimenti.
                    Il contesto in cui vengono primariamente trattati i crimini di obbedienza
               è quello militare, nel quale i soldati sono legalmente obbligati a obbedire agli
               ordini,  a  meno  che  essi  non  si  configurino  come  crimini  contro  l’umanità.
               Pertanto, i militari possono facilmente credere di fare la cosa giusta nel momento
               in cui eseguono gli ordini, anche nel caso in cui questi ultimi siano in contrasto
               con i loro valori morali individuali. Secondo gli autori, queste dinamiche possono
               avvenire anche in contesti differenti da quello militare, come, per esempio, quello
               delle società per azioni, dove l’obbedienza ai superiori non è legalmente vinco-
               lante, ma dove le persone politicamente astute in posizione di comando sono in
               grado di influenzare gli altri in modo che compiano dei crimini di obbedienza .
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               In questo ambito, nel 1978, Burns descrive due tipi di leader:
                      leader transazionale, il quale approccia i seguaci con un occhio verso lo
               scambio reciproco;
                      leader  trasformazionale,  che  basa  la  relazione  con  i  suoi  sostenitori  sul
               rispetto; sebbene entrambe le tipologie presentino abilità politiche.
                    I leader transazionali tendono maggiormente a utilizzarle con lo scopo di
               far compiere dei crimini di obbedienza, poiché, per natura, sono guidati mag-
               giormente dai loro obiettivi personali e considerano i bisogni dei loro sosteni-
               tori solo nella misura in cui questi possano comunque risultare loro utili, mentre
               i secondi riconoscono la libertà dei seguaci di offrire una visione diversa dalla
               loro, innalzando contemporaneamente sia i propri standard etici che quelli dei
               loro sostenitori. Per far sì che i suoi subordinati commettano dei crimini di
               obbedienza, il leader può, quindi, creare in loro il disimpegno morale necessario,
               tramite una ristrutturazione cognitiva dell’evento specifico, in modo che esso
               appaia etico e accettabile. Di conseguenza, chi riceve l’ordine, non avendo l’in-
               tero quadro della situazione, è impossibilitato a riconoscere che la condotta
               richiesta è immorale; qualora, invece, abbia dei dubbi, viene convinto dal leader
               che quel comportamento è una prassi accettabile, che può avere degli effetti
               positivi, o perlomeno non negativi, per la compagnia, e che egli si assumerà la
               responsabilità degli esiti.
               (29)  BEU e BUCKLEY, 2004.

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