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CYBERBULLISMO: LE INSIDIE DELLA RETE




                        Le reazioni negative ammontano complessivamente al 23,1%, quindi poco
                  meno di un caso su quattro. A decrescere, i ragazzi si mostrano infastiditi, imba-
                  razzati, spaventati ed infine angosciati. Il 16% è invece rimasto indifferente. Chi
                  ha messo in pratica il sexting, sempre secondo Eurispes, riferisce di averlo fatto
                  perché non vede niente di male, 41,9%. Più della restante metà del campione si
                  divide, invece, su risposte eterogenee: il 16,1% dice di averlo fatto con il proprio
                  partner, di cui si fida, seguito da chi afferma di averlo fatto per scherzo, per emu-

                  lazione rispetto ai propri amici, per provocare o mettere in imbarazzo. Solo
                  l’1,8% rivela intenzioni più malevole sostenendo di volere che la persona in foto
                  o nel video fosse presa in giro da tutti, mentre pochissimi hanno cercato di far
                  colpo, in questo modo, su una persona. Un preoccupante 2,3% ammette di
                  averlo fatto in cambio di soldi o di una ricarica telefonica; lo 0,9% perché sotto
                            (16)
                  minaccia .
                        Per tornare alla storia di Amanda Michelle Todd, bisogna riconoscere alla
                  sua triste vicenda, se non altro, il merito di aver dato una tardiva attenzione al
                  fenomeno del cyberbullismo. Prima di morire suicida, a soli quindici anni,
                  Amanda Todd, ha voluto lasciare una straziante testimonianza della sua disav-

                  ventura consumatasi in Rete  con un filmato che, più di qualunque spiegazio-
                                                  (17)
                  ne, riesce a dare testimonianza di cosa vuol dire restare intrappolati in un mec-
                  canismo perverso che dal virtuale emette le sue propaggini fino al reale.
                        Amanda Michelle Todd era nata a Port Coquitlam (Canada) il 27 novem-
                  bre 1996 e aveva appena tredici anni quando decide di girare un video con alcu-
                  ni amici, come gioco all’interno di una  video-chat. Invia una sua foto in cui
                  mostra il seno ad un uomo apparentemente gentile e premuroso. Da quel

                  momento la vita della giovane precipita in un abisso senza uscita. L’uomo, di
                  cui non conosce la reale identità, comincia a ricattarla, minacciando di pubbli-
                  care la foto se non ne avesse ricevute altre sempre dal carattere sessualmente
                  esplicito. Traumatizzata da questa esperienza, Amanda entra in un vortice di
                  disperazione che sfocia in un tunnel di droga e di alcol, da cui non uscirà più.
                  Trasferitasi in varie altre città con la sua famiglia, Amanda non ha comunque
                  pace, risultando vittima di altri bulli e, infine, togliendosi la vita in casa propria
                  tramite impiccamento. Il nostro Paese non è esente dal veleno del cyberbulli-
                  smo. Non possiamo non ricordare la giovane Carolina Picchio, studentessa di
                  un istituto tecnico di Novara che nel 2013, a soli quattordici anni, decideva di

                  porre fine a una vita diventata insopportabile per colpa di un gruppo di bulli.

                  (16)  Survey on the condition of  children and adolescents in Italy (2012), in https://eurispes.eu/en/report-research/sur-
                        vey-on-the-condition-of-children-and-adolescents-in-italy-2012/.
                  (17)  Il video testamento di Amanda è facilmente reperibile su YouTube.

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