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DOTTRINA
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A tal proposito, Nancy Willard propone una classificazione delle azioni
tipiche del bullismo online:
➣ Flaming. Il termine sta ad indicare i messaggi online offensivi e volgari indi-
rizzati ad un singolo o ad un gruppo di persone. Il caso tipico è rappresentato dagli
insulti verbali all’interno di un forum di discussione online. Il flaming può essere cir-
coscritto ad una o più conversazioni che avvengono nelle chat (ad es. nelle chat rela-
tive alla partecipazione a videogiochi interattivi in rete). Il divertimento sembra col-
legato, allora, non solo alla partecipazione al game interattivo, ma soprattutto al pia-
cere di insultare o minacciare il “nuovo arrivato” (cosiddetto new user) che, senten-
dosi protetto dall’anonimato e dalla conseguente presunta invisibilità, può rispon-
dere egli stesso in modo fortemente aggressivo alle provocazioni, alimentandole;
➣ Harassment. Dall’inglese “molestia”, consiste nella spedizione ripetuta e
ossessiva di messaggi insultanti, attraverso e-mail, sms, telefonate sgradite o tal-
volta mute. A differenza di quanto accade nel flaming, sono qui riconoscibili le
proprietà della persistenza (tanto che il comportamento aggressivo è reiterato
nel tempo) e della asimmetria di potere tra il cyberbullo e la vittima. Come nel
tradizionale bullismo, infatti, la vittima subisce passivamente le molestie o, al
massimo, tenta, generalmente senza successo, di convincere il persecutore a
porre fine alle aggressioni. Può, talvolta, anche accadere che la vittima replichi
ai messaggi offensivi con comunicazioni altrettanto scortesi ed aggressive ma,
differentemente da quanto avviene nel flaming, l’intento è unicamente quello di
far cessare i comportamenti molesti. In alcuni casi, il cyberbullo, per rafforzare
la propria attività offensiva, può anche coinvolgere i propri contatti online (mai-
ling list), che si prestano a partecipare alle aggressioni online: si potrebbe definire
il fenomeno harassment con “reclutamento volontario”;
➣ Cyberstalking. Quando l’harassment diviene particolarmente insistente ed inti-
midatorio, il comportamento offensivo assume la denominazione di cyberstalking.
In questo caso, il cyberbullo, oltre a minacciare la vittima di aggressioni fisiche, a
scopo manipolatorio può diffondere nella Rete materiale riservato in suo possesso
(fotografie sessualmente esplicite, videoclip intimi, manoscritti personali);
➣ Denigration. Riguarda la spedizione di mail, sms, post su blog, a diversi sog-
getti con lo scopo di danneggiare gratuitamente la reputazione di un singolo. I
cyberbulli possono, infatti, inviare o pubblicare su internet immagini (fotografie
o videoclip) reali o artatamente alterate della vittima al fine di ridicolizzarla.
Alternativamente la vittima può essere resa protagonista di scene sessualmente
(13) NANCY E. WILLARD, Cyberbullying and Cyberthreats: Responding to the Challenge of Online Social
Aggression, Threats, and Distress. Research Press, 2007.
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