Page 46 - Rassegna 2021-4
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DOTTRINA




                                                       (13)
                    A tal proposito, Nancy Willard  propone una classificazione delle azioni
              tipiche del bullismo online:
                    ➣ Flaming. Il termine sta ad indicare i messaggi online offensivi e volgari indi-
              rizzati ad un singolo o ad un gruppo di persone. Il caso tipico è rappresentato dagli
              insulti verbali all’interno di un forum di discussione online. Il flaming può essere cir-
              coscritto ad una o più conversazioni che avvengono nelle chat (ad es. nelle chat rela-

              tive alla partecipazione a videogiochi interattivi in rete). Il divertimento sembra col-
              legato, allora, non solo alla partecipazione al game interattivo, ma soprattutto al pia-
              cere di insultare o minacciare il “nuovo arrivato” (cosiddetto new user) che, senten-
              dosi protetto dall’anonimato e dalla conseguente presunta invisibilità, può rispon-
              dere egli stesso in modo fortemente aggressivo alle provocazioni, alimentandole;
                    ➣ Harassment. Dall’inglese “molestia”, consiste nella spedizione ripetuta e
              ossessiva di messaggi insultanti, attraverso e-mail, sms, telefonate sgradite o tal-
              volta mute. A differenza di quanto accade nel flaming, sono qui riconoscibili le
              proprietà della persistenza (tanto che il comportamento aggressivo è reiterato
              nel tempo) e della asimmetria di potere tra il cyberbullo e la vittima. Come nel

              tradizionale bullismo, infatti, la vittima subisce passivamente le molestie o, al
              massimo, tenta, generalmente senza successo, di convincere il persecutore a
              porre fine alle aggressioni. Può, talvolta, anche accadere che la vittima replichi
              ai messaggi offensivi con comunicazioni altrettanto scortesi ed aggressive ma,
              differentemente da quanto avviene nel flaming, l’intento è unicamente quello di
              far cessare i comportamenti molesti. In alcuni casi, il cyberbullo, per rafforzare
              la propria attività offensiva, può anche coinvolgere i propri contatti online (mai-
              ling list), che si prestano a partecipare alle aggressioni online: si potrebbe definire

              il fenomeno harassment con “reclutamento volontario”;
                    ➣ Cyberstalking. Quando l’harassment diviene particolarmente insistente ed inti-
              midatorio, il comportamento offensivo assume la denominazione di cyberstalking.
              In questo caso, il cyberbullo, oltre a minacciare la vittima di aggressioni fisiche, a
              scopo manipolatorio può diffondere nella Rete materiale riservato in suo possesso
              (fotografie sessualmente esplicite, videoclip intimi, manoscritti personali);
                    ➣ Denigration. Riguarda la spedizione di mail, sms, post su blog, a diversi sog-
              getti con lo scopo di danneggiare gratuitamente la reputazione di un singolo. I
              cyberbulli possono, infatti, inviare o pubblicare su internet immagini (fotografie
              o  videoclip) reali o artatamente alterate della vittima al fine di ridicolizzarla.

              Alternativamente la vittima può essere resa protagonista di scene sessualmente



              (13)  NANCY E. WILLARD, Cyberbullying and Cyberthreats: Responding to the Challenge of  Online Social
                    Aggression, Threats, and Distress. Research Press, 2007.

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