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DOTTRINA




                    Ma perché si riesca a costruire un benchmarking credibile, il controllo va
              svolto tenendo conto della tipologia specifica dell’opera, confrontando  opere
              calde con opere calde e, naturalmente, opere fredde con opere fredde.
                    In questo caso, si avrà modo di constatare come sia assolutamente minimo
              l’interesse del “privato” a fornire il suo contributo finanziario per la costruzione
              di opere fredde (carceri, scuole, musei), mentre alto si dimostra l’interesse per la

              costruzione di alcune opere calde (ospedali, strade, aeroporti).
                    A riprova, se ve ne fosse bisogno, della esistenza di una “legge economica”
              che governa anche il settore delle opere pubbliche: la presenza del privato si
              dimostra tangibile solo in quei casi in cui l’investimento presenta un forte tasso
              di rientro da esso, e in tempi che devono essere ragionevolmente brevi.
                    Ed è in questi casi opere calde che si creano le condizioni per analizzare le
              proposte di project financing, alle quali è aduso ricorrere il “privato”; il punto è che
              le competenze professionali della dirigenza politico-amministrativa delle istitu-
              zioni pubbliche non si dimostrino all’altezza del compito da svolgere, quello di
              essere tutori dell’Erario. C’è chi si preoccupa di dire che «le regole non bastano»,

              e che «dobbiamo fare un salto culturale» .
                                                            (31)
                    Quale sia il salto culturale da fare non è dato sapere. Né è ben comprensi-
              bile chi lo deve fare. Invece, molti vantaggi potrebbero essere conseguiti, soprat-
              tutto a livello territoriale, se l’attività delle Sezioni regionali di controllo si rivol-
              gesse alla acquisizione, in ogni Regione, di dati/informazioni che fossero rivolti
              a valutare la qualità dei programmi triennali di opere pubbliche approvati da cia-
              scun Ente territoriale. Non certo per stigmatizzare l’operato degli amministra-
              tori così come esso si è venuto conformando nel tempo (con il ricorso a scelte

              che, il più delle volte, si sono aggiunte/cumulate indistintamente a quelle fatte,
              anno dopo anno, da precedenti amministrazioni e che non hanno, poi, potuto
              mai vedere la luce…), ma per ricavare utili cognizioni circa la concreta fattibilità
              di ciascuna opera. Alcune esperienze ancorate a sano pragmatismo, sono state
              realizzate, in un arco di tempo tra il 2016 e il 2019, in una area territoriale del
              Sud, in Basilicata, in occasione di quell’evento, promosso dall’Unione europea,
              che ha individuato la Città di Matera come la “Capitale europea 2019 per la cul-
              tura”.
                    Se è vero che da ogni opera pubblica (ma che sia, pur sempre, dichiarata
              utile per la collettività) finanziata con risorse pubbliche potrebbe derivarne un

              beneficio per la società civile in quanto una parte consistente di esse è destinata
              a trasformarsi in entrate individuali, risultando rivolta a remunerare il fattore

              (31)  V. l’intervista al Presidente dell’ANCE, Carlo DE ROBERTIS, su La Repubblica del 22 febbraio
                    2016.

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