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IL RUOLO DELLA BIOLOGIA E DELLA GENETICA FORENSE
NELL’ASSISTENZA ALLE VITTIME DI VIOLENZA
A tal fine il DPCM del 24 novembre 2017 disciplina le procedure da segui-
re per la Repertazione e conservazione delle prove, facendo riferimento alle Linee guida
per la repertazione di tracce biologiche per le analisi di genetica forense nel percorso assisten-
ziale delle vittime di violenza sessuale e/o maltrattamento curate dall’associazione
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scientifica Genetisti forensi italiani (GeFI) , integralmente riportate in Allegato C
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al decreto.
Tutte le realtà ospedaliere e sanitarie del territorio nazionale si sono alli-
neate con quanto previsto dal DPCM citato.
Le raccomandazioni del GeFI, sia nei casi di violenza sessuale e/o mal-
trattamento, che nelle attività di laboratorio di identificazione personale
mediante tecniche di genetica forense , costituiscono quindi attualmente il
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riferimento tecnico-operativo e scientifico nazionale per l’acquisizione delle
fonti di prova dal corpo della vittima e/o dell’aggressore, dagli indumenti, dagli
oggetti eventualmente utilizzati, nonché per i successivi accertamenti di labora-
torio tesi alla ricerca ed alla caratterizzazione della natura delle tracce biologiche
e all’identificazione personale tramite tipizzazione del DNA.
Il maltrattamento e la violenza sessuale, spesso associati l’un l’altro, rap-
presentano una emergenza medica con implicazioni sanitarie e responsabilità
per tutti i professionisti della salute chiamati a soccorrere le vittime. Le priorità
sono rappresentate dal tempestivo soccorso e dalla necessaria assistenza sanita-
ria, che deve essere garantita con dignità e sicurezza, con il trattamento di even-
tuali lesioni, la prevenzione delle gravidanze indesiderate e delle infezioni ses-
sualmente trasmissibili, il supporto psicosociale e la ricerca delle prove utili a
fini forensi, rappresentata dalle prime fasi di selezione, campionamento, confe-
zionamento e conservazione dei reperti e delle tracce.
La raccolta delle prove forensi ha una sua validità se sono ben documen-
tate le procedure utilizzate e la relativa catena di custodia : una buona docu-
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mentazione e la conservazione delle prove sono essenziali qualora la vittima
(28) GeFI (2013), Linee guida per la repertazione di tracce biologiche per le analisi di genetica forense nel per-
corso assistenziale delle vittime di violenza sessuale e/o maltrattamento.
(29) Il GeFI (Genetisti Forensi Italiani) è Il gruppo di lavoro italiano della Società Internazionale di
Genetica Forense (ISFG). Rappresenta una associazione scientifica senza scopo di lucro con
l’obiettivo di promuovere lo sviluppo della Genetica Forense, area interdisciplinare della
Medicina Legale in ragione delle sue connessioni con settori affini quali la Genetica Umana,
la Genetica Molecolare, l’Ematologia e la Medicina Trasfusionale, la Biologia Molecolare,
l’Antropologia Molecolare, la Statistica e il Diritto. Il GeFI è un gruppo di lavoro della
Società Italiana di Medicina Legale (SIMLA).
(30) GeFI (2018) Raccomandazioni nelle indagini di identificazione personale.
(31) La catena di custodia rappresenta l’insieme delle procedure cliniche e di laboratorio, intera-
mente registrate su supporti cartacei ed informatici, da adottare in tutte le operazioni, dal
prelievo allo smaltimento, per garantire l’integrità e la tracciabilità del campione/reperto.
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