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INSERTO
Le raccomandazioni del National Institute of Justice (2017) non consigliano:
il prelievo di vomito, in quanto non vi è alcuna evidenza scientifica sul recupero
di materiale biologico utile a fini identificativi; il ricorso al filo interdentale per
il recupero di eventuale materiale biologico residuato fra i denti e la tampona-
tura della cavità nasale o lavaggi nasali in caso di penetrazione orale, così come
aspirazioni o lavaggi vaginali, in quanto potrebbe comportare il rischio di infe-
zioni.
Se la violenza si è svolta in un ambiente chiuso sarà necessario indagare se
possono essere presenti reperti utili per la ricerca di eventuali tracce biologiche,
che dovranno essere preservati. Le principali aree di interesse da ispezionare
nelle operazioni di sopralluogo da parte degli inquirenti e di eventuali ausiliari,
quali il medico legale e il biologo molecolare, sono il pavimento, i tappeti, i
copridivani, i cuscini, il bagno, la biancheria (ad es. lenzuola, asciugamani), i
contenitori della spazzatura, anche del vicinato se del caso, dove magari reperire
oggetti eliminati dall’aggressore, quali ad esempio i preservativi.
Deve essere evitata ogni forma di contaminazione, vale a dire lo spostamen-
to di materiale biologico, quindi di DNA, non correlato alla violenza che si sta
prendendo in esame. La contaminazione avviene durante o dopo la repertazio-
ne: si tratta di un fenomeno che il più delle volte coinvolge DNA in condizioni
qualitative e quantitative sub-ottimali, costituendo spesso il cosiddetto low tem-
plate DNA (LT-DNA) e che può portare a falsi risultati in una analisi di identi-
ficazione personale con gravi ricadute considerato il delicato ambito di indagi-
ne. Devono essere sempre usati i guanti, cambiati ad ogni repertazione, in quan-
to le attuali tecniche di indagini di genetica forense sono così sensili da rilevare
anche piccolissime quantità di DNA.
Le tracce biologiche che rappresentano fonti di prova sono in genere in
quantità esigue nei casi di violenza ed è facile che vadano incontro a rapido
deterioramento per cui occorre procedere quanto prima alla loro raccolta ed
all’etichettatura.
La probabilità di ottenere informazioni può diminuire con il passare del
tempo. La letteratura scientifica riporta le tempistiche ottimali per la raccolta
delle prove biologiche in caso di violenza sessuale: penetrazione vaginale, entro
le centoventi ore (cinque giorni); penetrazione anale, entro le settantadue ore
(tre giorni); penetrazione orale, entro le ventiquattro ore (un giorno);
morsi/saliva sulla cute, entro le novantasei ore (quattro giorni). È importante
notare che nonostante le restrizioni temporali riportate dalla casistica di merito
per ogni tipologia di materiale biologico, è bene sempre procedere alla raccolta
di una eventuale traccia biologica in caso di violenza.
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