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INSERTO
L’insieme di queste attività ha una triplice funzione:
➣ selezionare in maniera mirata e ragionata sulla base di considerazioni
investigative, circostanziali e tecniche i soli reperti ritenuti di concreto interesse
investigativo, cioè correlati al fatto e, quindi, effettivamente funzionali e utili
all’indagine;
➣ acquisire le sole tracce biologiche di natura umana, selezionando così le
aree del reperto che dovranno essere campionate per le analisi di laboratorio;
➣ definire il tipo di materiale biologico presente nella traccia individuata.
Le prime attività di ispezione, selezione e acquisizione mirata dei reperti
avviene ovviamente sulla scena del crimine, per poi proseguire, sui reperti
acquisiti, nel laboratorio con la medesima finalità: focalizzare l’attenzione e le
risorse in maniera mirata e acquisire unicamente i potenziali materiali biologici
verosimilmente correlati con il crimine.
Nel laboratorio, oltre ai dispositivi che agevolano il personale nella ricerca
delle tracce, vengono impiegati anche test orientativi e di conferma che, al
tempo stesso consentono di confermare le tracce di interesse e caratterizzarne
la natura. L’importanza della attività di accertamento del tipo di materiale bio-
logico che compone una traccia, soprattutto nella valutazione della rilevanza del
dato genetico identificativo rispetto al profilo delittuoso e alla dinamica dei fatti
(quindi rispetto alla questione della contestualizzazione della traccia alla scena
del crimine e al crimine stesso) è testimoniata sia dalla letteratura scientifica
internazionale, che nazionale: laddove possibile questa fase analitica è impre-
scindibile. Sul punto le ultime raccomandazioni del GeFI (2018) ammettono
delle deroghe legate al fatto che i test di diagnosi di natura possono comportare
la distruzione di parte della matrice biologica di una traccia, o la sua diluizio-
ne . Dove invece, in accordo alle sopracitate raccomandazioni, il tentativo di
(39)
caratterizzazione di una traccia viene ritenuto obbligatorio è proprio il caso in
cui si sospetta che una traccia sia costituita da liquido seminale o sia una mistura
di diversi fluidi tra cui sperma. “La conferma o meno della presenza di sperma,
in questi casi, determina infatti la scelta dei successivi protocolli estrattivi
(cosiddetta estrazione differenziale) potendo quindi influenzare profondamen-
te il buon esito delle analisi”, (GeFI, 2018).
Le attività di ispezione possono essere svolte mediante ispezione macro-
scopica, semplicemente ad occhio nudo, senza l’ausilio di alcun particolare
(39) In tali circostanze “l’operatore può decidere di omettere questo passaggio, in particolare in
presenza di tracce latenti o microscopiche e in casi in cui la determinazione dell’origine tis-
sutale del campione è scarsamente rilevante, rispetto all’identificazione genetica del suo
donatore. In questo caso la decisione dovrà essere adeguatamente motivata nel report finale
e presa possibilmente in accordo con eventuali consulenti delle parti”, (GeFI, 2018).
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