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IL RUOLO DELLA BIOLOGIA E DELLA GENETICA FORENSE
NELL’ASSISTENZA ALLE VITTIME DI VIOLENZA
La ricerca razionale e ragionata, l’individuazione e la caratterizzazione bio-
logica di una traccia rappresentano attività propedeutiche e imprescindibili nella
dinamica dell’indagine tecnica in quanto da tali attività dipende la possibilità di
rilevare e selezionare potenziali materiali biologici su cui poter orientare le suc-
cessive analisi di tipizzazione del DNA . Durante tali attività, oltre alla indivi-
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duazione dei prelievi di interesse da effettuare sul reperto, vengono acquisite
informazioni sulle caratteristiche morfologiche, cromatiche e posizionali della
traccia, nonché sulla tipologia dei materiali biologici che la costituiscono .
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Gli accertamenti di tipizzazione del DNA, da compiersi sulle aree del
reperto così selezionate e prelevate, l’interpretazione dei dati analitici, i cosid-
detti profili genetici o profili del DNA, e le eventuali successive attività di compa-
razione e analisi biostatistica del peso dell’evidenza finalizzate all’identificazione
personale, oltre a rappresentare il fulcro su cui è incardinata l’attività di biologia
forense in termini di evoluzione scientifica e tecnologica e di risorse profuse,
racchiudono il maggiore contenuto informativo dell’indagine tecnica di biologia
forense. I profili del DNA, qualora qualitativamente e quantitativamente idonei
all’identificazione personale, costituiscono pertanto il principale obiettivo del-
l’intera indagine biologica.
3.2 La ricerca e la caratterizzazione della natura biologica delle tracce
L’attività operativa ed analitica dello specialista della scena del crimine e
del laboratorio biologico-forense è finalizzata, soprattutto nelle prima fasi,
all’ispezione dei luoghi e delle cose alla ricerca di reperti potenzialmente utili
alle indagini sui quali ricercare tracce biologiche che dovranno essere prima
caratterizzate (cioè dovrà esserne definita la natura) e poi tipizzate geneticamen-
te per l’identificazione del donatore. Scena del crimine e reperti sono quindi
accuratamente ispezionati al fine di individuare possibili tracce e comprenderne
la natura prima di procedere alla tipizzazione del DNA.
(37) L’attività di individuazione di possibili aree di interesse su un reperto costituisce una fase
molto critica dell’intera indagine, specialmente nel caso di reperti molto estesi, eterogenei e
costituiti da materiali ostici da ispezionare (indumenti sporchi, terreni, superfici in muratura,
ecc.), perché di fatto da essa dipende la selezione dei prelievi da effettuare e da sottoporre a
tutte le analisi: un errore in questa fase può infatti pregiudicare il buon esito complessivo
dell’indagine di laboratorio.
(38) L’insieme di questi elementi informativi è funzionale alla selezione delle più appropriate stra-
tegie di analisi e alla razionale contestualizzazione della traccia repertata rispetto al fatto-reato
commesso, risultando pertanto essenziali alla formulazione di corrette ipotesi investigative e
determinanti per completare le informazioni derivanti dall’analisi identificativa del DNA e,
quindi, in definitiva, a consentire all’Autorità Giudiziaria di comprendere quanto la traccia e
il donatore individuato siano effettivamente circostanziabili all’evento.
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