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DOTTRINA
2. La variazione linguistica nel mondo arabo
Da un punto di vista linguistico, esiste una variazione significativa tra
norma e uso, vale a dire tra la lingua letteraria (arabo classico e arabo standard
moderno) e le varietà parlate (arabo colloquiale). Come illustrato precedente-
mente (§ 1), la lingua letteraria rappresenta un’indispensabile chiave di lettura
per la comprensione di testi religiosi, scientifici e letterari della tradizione arabo-
islamica (arabo classico) e, nella sua versione semplificata e modernizzata (arabo
standard moderno), è impiegata oggigiorno in occasioni formali, per scopi let-
terari, religiosi ed educativi, oltre ad essere tradizionalmente riconosciuta dai lin-
guisti come la lingua dei mass media. Le varietà parlate invece, non scritte e legate
all’area geografica, sono usate in contesti informali, in occasioni e in conversa-
zioni della vita di tutti i giorni . La relazione esistente tra queste due varietà lin-
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guistiche è stata da sempre oggetto di studi e indagini accademici, laddove sono
state proposte numerose considerazioni al fine di render conto di questa realtà.
In generale è possibile individuare due modelli principali entro i quali ricondur-
re le suddette considerazioni: il modello diglossico e quello multiglossico.
2.1 La diglossia e il modello di insegnamento “tradizionale”
Il modello diglossico è quello che ha tradizionalmente influenzato l’inse-
gnamento della lingua, sia in Italia sia in Europa, e che ha indirettamente por-
tato allo sviluppo dell’approccio multiglossico per via delle critiche e delle con-
testazioni ad esso mosse. Il modello diglossico si basa sul concetto di “diglos-
sia”, analizzato in maniera sistematica e comprensiva da Ferguson . Esso pre-
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vede la coesistenza di una varietà “alta” e di una varietà “bassa” del linguaggio
che, a causa di ragioni storico-politiche, si sono distinte per status e funzioni
sociali differenti. Uno dei forti limiti di questo modello consiste nella visione
dicotomica della lingua, ovvero nell’individuazione di due varietà “pure”, dai
tratti netti e definiti, che non interagiscono tra di loro . A ciò si aggiunga il
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fatto che l’opposizione tra varietà alta e bassa appare decisamente riduttiva se si
considera l’esistenza di una ulteriore multiformità all’interno di ciascuna varietà
(arabo classico e MSA per quanto riguarda la varietà alta e i diversi dialetti regio-
nali all’interno della varietà bassa).
(6) A. ALBIRINI, Modern arabic sociolinguistics. Diglossia, codeswitching, attitudes and identity, Routledge,
London and New York, 2016, pagg. 10-11.
(7) C. FERGUSON, Diglossia, in World, 15, 1959, pagg. 325-340.
(8) Molti studiosi hanno messo in discussione il modello diglossico proprio perché inadeguato al
contatto effettivo esistente tra le due varietà. Tra gli argomenti addotti vi è l’esistenza di un
“arabo parlato mediano” - Educated Spoken Arabic o Formal Spoken Arabic (§ 2.2) - che seleziona
una serie di tratti parlati comuni alle molteplicità linguistiche. Non si può dunque parlare di dico-
tomia bensì di un continuum linguistico tra arabo classico/MSA e arabo colloquiale (HAERI, 2000).
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