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LE NAVI DELLA REGIA MARINA E DELLA MARINA MILITARE CON IL NOME CARABINIERE
eventuali piloti che in fase di appontaggio fossero caduti in mare, rimorchiare
un bersaglio speciale per far esercitare i velivoli al bombardamento in picchiata,
trainare un bersaglio per i tiri navali, costituire il bersaglio per l’addestramento
degli aerosiluranti ed essere oggetto di ricerca diurna e notturna su rotte presta-
bilite. Il giorno successivo il capitano di corvetta Tani si recò in visita ufficiale
presso l’ammiraglio Arthur Power comandante della Fleet Indies Station, l’ammi-
raglio Randolph Stewart Gresham Nicholson responsabile della base di Ceylon,
il commodoro Renfrew Gotto, locale capo di Stato Maggiore, e il già ricordato
capitano di vascello Baker-Cresswell (108) .
A partire dal 6 giugno il Carabiniere cominciò ad eseguire le missioni con-
cordate con un cadenza quasi quotidiana, anche se talvolta dovettero essere rin-
viate a causa del maltempo.
Il 15 luglio l’Italia, sempre nell’ottica di migliorare la propria posizione alla
fine del conflitto, dichiarò guerra al Giappone e quattro giorni dopo l’ammira-
glio de Courten chiese al capitano di vascello Ferrante Capponi, capo della
Regia Missione Navale Italiana presso il Comando in Capo del Mediterraneo
alleato a Caserta, di consegnare all’ammiraglio John Henry Cunningham (che
aveva sostituito il parigrado e omonimo di cui non era parente) oppure a un suo
rappresentante una nota relativa a questo evento (109) .
Nel documento era riportato che il governo italiano desiderava che la
dichiarazione di guerra al Giappone non fosse un mero gesto formale, ma vole-
va prendere parte attivamente al conflitto e pertanto offriva per combattere nel
Pacifico due corazzate, otto incrociatori leggeri, nove caccia (fra i quali ovvia-
mente il Carabiniere), sei torpediniere e dai dieci ai dodici sommergibili.
Il comandante Capponi preparò un memorandum in inglese che presentò
il 25 luglio ma la risposta, pervenuta il giorno seguente, fu che l’ammiraglio
Cunningham rifiutava l’offerta perché giudicava le navi della Regia Marina ina-
datte a operare nel Pacifico (110) . Il Carabiniere comunque continuò a svolgere le
missioni concordate nelle acque dell’Oceano Indiano e la sera del 10 agosto,
mentre l’unità era ormeggiata a Colombo, si sparse le notizia che erano iniziate
le trattative di resa fra gli alleati e il Giappone e gli equipaggi di tutte le navi che
(108) Ivi, annotazioni dal 1° al 2 giugno 1945.
(109) La comunicazione derivava da un articolato studio del Reparto Operazioni dello Stato
Maggiore della Marina, che addirittura indicava perfino le aree in Estremo Oriente dove le
unità italiane avrebbero potuto essere più proficuamente impiegate, vedi ivi, Donazione de
Courten Raffaele, busta 3, fascicolo 89: “Stato Maggiore della Regia Marina. Reparto
Operazioni. N. 29, lì 13 luglio 1945. Promemoria. Argomento: Partecipazione di unità navali
alla guerra contro il Giappone”.
(110) Ivi: lettera del capitano di vascello Ferrante Capponi al Ministero della Marina redatta a
Caserta il 29 luglio 1945, con n. di protocollo 1274 e avente oggetto “Impiego RR. Navi con-
tro il Giappone”.
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