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I CARABINIERI, LO SBARCO ALLEATO IN SICILIA
E L’ALLIED MILITARY GOVERNMENT OF OCCUPIED TERRITORIES
genze in cui versava il territorio dell’isola, uscita solo da due mesi dalla guerra,
con l’Ordine n. 5 con cui egli poneva mano alla riorganizzazione del sistema
ferroviario siciliano cominciando ad abolire la Milizia Fascista Ferroviaria la
quale era stata addetta fino alla vittoria degli alleati al controllo della sicurezza
del sistema isolano dei trasporti.
Per sostituirla, egli pensò di mettere su un nuovo servizio per quella fun-
zione, di fissare i numeri degli uomini da reclutare ad hoc (1.224, di cui 408 dotati
di armi), di indicare i requisiti di intelligenza, di salute, di età (dai diciotto ai cin-
quant’anni), e di un minimo di conoscenza delle nozioni sulle armi da fuoco, e
stabilì che i Carabinieri Reali non fossero estranei alle procedure di costituzione
di questo nuovo organo: “occorre prendere accordi localmente per il recluta-
mento degli uomini necessari. I servizi dei RRCC dovranno essere utilizzati per
tale mansione” .
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Appare del tutto chiaro che l’intenzione del Capo dell’AMGOT era quella
di valorizzare l’esperienza dell’Arma, ragion per cui i Carabinieri Reali concor-
sero, dunque, a coadiuvare una procedura assai delicata, che andava assoluta-
mente controllata proprio per evitare il rischio di autorizzare il reclutamento di
gente di malaffare.
In quell’Ordine era anche scritto che la dotazione delle armi di questa rin-
novata struttura doveva essere efficientemente adeguata per i compiti di polizia
ferroviaria e pertanto il Capo dell’Ufficio Affari Civili, non volendo gravare
sull’arsenale degli alleati, dichiarava testualmente che “il Governo Militare
Alleato (reparto Polizia) si occuperà di prelevare dai Carabinieri di ogni provin-
cia le armi da fuoco necessarie per ogni provincia stessa. Se ciò non fosse pos-
sibile e se dopo richiesta la provincia più vicina non potesse venire in aiuto,
bisognerà rivolgersi alla Stazione dei Carabinieri di Canicattì (AG) presso i quali
esiste un gran numero di armi da fuoco” . A prima vista sembrerebbe, dun-
(30)
que, che Charles Poletti volesse privare l’Arma dei Carabinieri Reali Siciliani di
quel residuo di armamento che, nonostante tutto, non era affatto esiguo in rela-
zione al numero delle diverse centinaia di uomini da essere riforniti e che era
ancora ammassato nelle Stazioni e, forse, nella disponibilità. Ma il Tenente
Colonnello Poletti non era soltanto un militare, possedeva soprattutto una
mente politica per cui quell’Ordine emanato in ottobre autorizzava in realtà,
pochissimo tempo dopo la firma dell’armistizio lungo della fine di settembre,
una presenza di supplenza armata dei Carabinieri Reali siciliani qualora fosse
fallito il reclutamento che era oggetto del bando, precisando: “al presente que-
ste mansioni saranno eseguite sotto la sorveglianza dei Carabinieri.
(29) Ivi, pag. 5. Si prevedeva per gli uomini reclutati una paga giornaliera fino a sessanta lire.
(30) Ivi.
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