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STUDI MILITARI
E quando questa avvenne furono proprio quelle Stazioni e quei reparti
costieri dei Carabinieri Reali, insieme ai militari del Regio Esercito, a dare prova
di eroismo usque ad mortem. Dopo che il 12-13 maggio si era disastrosamente
conclusa la campagna d’Africa con il ritiro dalla Tunisia dei contingenti italiani
e tedeschi, dopo la caduta tra l’11 e il 14 giugno, l’una dopo l’altra, delle piccole
isole di Pantelleria , Linosa e Lampione, dopo il famoso discorso tenuto da
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Mussolini nei primi di luglio durante il quale incitava i siciliani a fermare il nemi-
co sul bagnasciuga, era ormai vicina l’invasione della più grande isola del medi-
terraneo. Nella concezione strategica anglo-americana, rappresentava soprattut-
to la via più rapida di accesso al continente europeo proprio in considerazione
del fatto che le linee militari italiane di fortificazione della difesa costiera, imper-
niate principalmente su una serie di distanziati piccoli bunker e di capisaldi
poco attrezzati di artiglieria, avrebbero offerto una debole resistenza.
Al di là di queste considerazioni che attengono alle operazioni militari locali,
le quali hanno pure un loro peso, il piano Husky, che gli Stati Maggiori anglo-ame-
ricani avevano elaborato nel febbraio del 1943 a Casablanca, era piuttosto il frutto
di un indirizzo di politica militare voluto dal Presidente americano Roosevelt e dal
Premier britannico Churchill. Per i due statisti l’attacco alla Sicilia mirava per un
verso a distrarre verso il sud della penisola italiana parti delle risorse militari tede-
sche che altrimenti sarebbero state destinate sul fronte orientale sovietico, mentre
per l’altro verso avrebbe agevolato, nelle aspettative inglesi, l’inclusione di questa
più grande isola, accanto a quella della più piccola Malta, nella fascia mediterranea
controllata dalla Gran Bretagna. E quindi, le forze del separatismo siciliano non
potevano non guardare con favore alla eventuale realizzazione di tale disegno.
Naturalmente fu anche prevalente fra gli alleati anglo-americani l’intenzio-
ne di motivare l’attacco che stavano sferrando adducendo lo scopo finale di scar-
dinare il Regime fascista e promettendo ai siciliani soprattutto la liberazione e la
fine della guerra. Infatti Churchill e Roosvelt, con un loro appello del 15 luglio,
sollecitavano la popolazione a non morire più per Mussolini ed Hitler ma a
‘vivere per l’Italia e la civiltà’. Si può ben capire come queste promesse miras-
sero, da un lato, ad indebolire il morale di una resistenza che veniva presentata
come insensatamente solidale ad una guerra che era qualificata come essenzial-
mente fascista in quanto imposta agli italiani dal Duce ma, dall’altro lato, colpi-
vano l’obiettivo psicologico di accattivare la speranza di pace cui ormai anela-
vano tutte le famiglie italiane che, in un modo o nell’altro, piangevano pure da
oltre tre anni i propri morti in combattimento o i loro congiunti caduti prigio-
nieri e dei quali avevano perso ogni notizia.
(7) Era in quel tempo una munita base della Regia Marina, dotata di siluri per la guerra aerona-
vale nel mediterraneo, sotto il comando dell’Ammiraglio Pavesi.
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