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STUDI MILITARI
Nella terra di Pirandello si stava maturando, in una rapida sequenza di histoi-
re évenémentielle, un epocale capovolgimento delle parti dove i Carabinieri Reali
si trovarono a dover fronteggiare una fluidità di tragici avvenimenti in cui - non
tanto paradossalmente ma, appunto, pirandellianamente - l’identità del nemico
cambiava sembianze diventando rapidamente quella di questo, di quello, di nessu-
no o di centomila avversari. Alla difficoltà dei bombardamenti degli aerei, del cre-
pitio delle mitragliatrici e del cannoneggiamento dei cingolati, si unisce il rischio di
subire, senza una adeguata preparazione, le difficili conseguenti alle ondivaghe pro-
spettive di soluzione del conflitto che, in quelle mutevoli circostanze, i passaggi dal
Regime al Governo del Generale Badoglio non avevano del tutto ancora chiarito.
I Carabinieri Reali di stanza nell’Isola, analogamente a tutte le Forze
Armate italiane di terra, di cielo e di mare, al Corpo della Guardia di Finanza e
a quello della Polizia, piombarono in un vortice di eventi che possono essere
ricostruiti soltanto attraverso quella categoria storiografica che i francesi chia-
mano la ‘messa in intrigo’. Questa consente di rendere intellegibili in una strut-
tura di nesso causale la cronaca degli scambi di fronte degli attori che allora
furono in campo, le prese di posizioni concordanti e quelle discordanti, i fatti
episodici e quelli che invece non lo furono, producendo anche una narrazione
simbolizzata unitaria dei parcellizzati vissuti dei protagonisti.
Lo schema narrativo della ‘messa in intrigo’ ci permette dunque di dipa-
nare ciò che a posteriori appare ineluttabilmente intrecciato, di dare forma ad
una continuità dentro una apparente discontinuità, di afferrare il ‘senso di un
esito’ che non può non essere legato all’inizio di una storia . Ed infatti l’utiliz-
(2)
zazione di questo schema sembra essere pertinente in grado abbastanza elevato
per contrassegnare l’essenza della narrazione di questa specifica ‘storia della
prossimità’ all’intera comunità siciliana di tutti i militari dell’Arma. L’intrigo ci
fa capire che nella tragedia siciliana del luglio del 1943, che fu vera tragedia cau-
sata dal capovolgimento delle sorti militari ma anche determinata dalla destabi-
lizzazione della tenuta sociale, l’Arma dei Carabinieri Reali rappresentò l’espres-
sione di una Istituzione che necessariamente provava a contenere l’urto di
mutamenti eccezionalmente perturbanti in uno statuto di concordanze d’ordine
e di solidarietà umana fra le componenti sociali dell’isola.
In seguito alle disposizioni emanate dal Ministero della Guerra nel gennaio del
1939 che modificavano le circoscrizioni militari territoriali per il servizio dell’Arma
dei Carabinieri Reali, la VI Brigata Carabinieri di stanza a Palermo dalla quale dipen-
devano le due Legioni in cui essa era articolata, faceva capo all’appena istituita
Divisione ‘Ogaden’, prevista dal RDL del 22 dicembre 1938, con sede a Napoli.
(2) Cfr. Heyden WHITE, La questione della narrazione nella teoria contemporanea della storiografia, in
Pietro ROSSI (a cura di), La teoria della storiografia oggi, Il Saggiatore, Milano, 1983.
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