Page 151 - Rassegna 2021-2
P. 151
11 Mele (PRIMA PARTE).qxp_Layout 2 24/09/21 08:36 Pagina 149
ASPETTI DI POLIZIA GIUDIZIARIA PER LA TUTELA DEI BENI ARCHEOLOGICI
La cognizione di questo elemento dovrà desumersi dal comportamento
antecedente e susseguente il rinvenimento ovvero dal particolare uso che
l’agente ne abbia fatto una volta impossessatosene.
Non sono necessarie particolari e specifiche competenze accademiche per
comprendere il valore culturale di un bene. La valenza culturale di un bene può
essere talvolta particolarmente evidente anche secondo una normale diligenza e
in assenza di una istruzione specifica e approfondita. Questo è il caso tipico del
rinvenimento di materiale ceramico e fittile, ossia quello derivante dalla plasma-
zione e successiva cottura dell’argilla variamente dipinta o decorata: è evidente a
chiunque che un antico vaso in ceramica o un’antica anfora in terracotta implichi-
no un minimo valore culturale. È questo pure il caso del rinvenimento numisma-
tico, per il quale il riconoscimento della culturalità dell’oggetto emerge non solo
dalla fusione e coniazione del metallo ma anche dalla presenza di immagini ed
incisioni che rendono di palmare evidenza l’interesse culturale del bene: in altre
parole, non si può dubitare che chiunque trovi una moneta antica la ritenga di un
certo interesse. Meno evidente, nell’esperienza pratica, è la riconoscibilità dell’in-
teresse etnologico o paletnologico dei reperti archeologici, per i quali il valore cul-
turale può essere apprezzato solo grazie all’estrema sensibilità dell’agente o alla
sua particolare preparazione culturale. L’etnologia, come la paletnologia, è la
disciplina che studia l’evoluzione delle culture umane, con particolare riguardo
all’analisi delle tecniche, dei costumi e delle relazioni sociali, per cui molto spesso
la natura o la destinazione d’uso degli oggetti rinvenuti sul terreno può essere
riconosciuta solo grazie ad una approfondita conoscenza della materia e possono
essere confusi facilmente con comuni oggetti di pietra privi di qualsiasi valore. Si
pensi ad esempio ad un utensile in pietra utilizzato per la concia delle pelli in età
neolitica ovvero ai resti di un’ascia litoide che, ad un occhio inesperto, possono
benissimo apparire come degli irrilevanti e comuni ciottoli levigati da una parte e
scheggiati dall’altra. In questi casi, dunque, può essere convincente sostenere che,
senza una preparazione specifica e solo ricorrendo alla comune sensibilità, l’agen-
te non sarebbe stato in grado di comprendere la valenza culturale dell’oggetto.
Per un completo costrutto probatorio, la sussistenza dell’elemento psicolo-
gico del reato deve emergere da un giusto equilibrio tra natura, struttura e foggia
del bene e la particolare formazione culturale e professionale del soggetto agente.
Il tema dell’errore su un elemento costitutivo della fattispecie penale è stato
direttamente affrontato in tema di beni culturali dalla Cassazione penale quan-
(27)
do è stata chiamata a dirimere una questione sull’impossessamento di due mone-
te e di un’ansa di bronzo di epoca romana da parte di un soggetto che, in fase
processuale, aveva contestato l’esistenza dell’elemento psicologico del reato.
(27) Cass. pen., 28 novembre 2006, n. 39109.
149