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ASPETTI DI POLIZIA GIUDIZIARIA PER LA TUTELA DEI BENI ARCHEOLOGICI
La contravvenzione dell’art. 175 del Codice dei beni è un reato di perico-
lo astratto o potenziale volto a tutelare l’interesse dello Stato a che le ricer-
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che archeologiche siano condotte secondo un rigido controllo dell’Autorità. A
fianco di questa, concorre il delitto di impossessamento che, al contrario, è
reato di danno la cui finalità è quella di assicurare l’integrità del patrimonio
dello Stato.
Non sembra invece sussistere spazio per l’ipotesi di un concorso di reato
con le fattispecie di cui agli articoli 624 e 648 del Codice penale. Trattandosi di
condotta speciale strettamente collegata alla scoperta di un bene mediante il suo
disseppellimento dal terreno o a seguito dell’emersione dai fondali marini delle
acque territoriali, una condotta appropriativa del bene che derivi dalla sottrazio-
ne dell’oggetto da un qualunque altro contesto, rende inapplicabile la norma
penale speciale. Parimenti non è verosimile che possa concorrere con la fatti-
specie in esame, l’ipotesi di chi consegue il possesso del bene archeologico rice-
vendolo o acquistandolo da altri, negandosi, anche in questo caso la sussistenza
del comportamento previsto e punito dalla norma speciale.
2) La ricettazione dei beni archeologici
La ricettazione dei beni archeologici merita una analisi più approfondita.
Si è a lungo dibattuto se il reato indiziato dalla detenzione ingiustificata di
beni archeologici fosse l’impossessamento illecito previsto dalla norma speciale
(art. 176 del Codice dei beni) ovvero la ricettazione prevista e punita dalla
norma penale comune (art. 648 del Codice penale).
Da un punto di vista strettamente operativo, quello che, tra i due reati, pre-
senta maggiori difficoltà probatorie è sicuramente l’impossessamento illecito
dell’art. 176 del Codice dei beni, data la necessità di dimostrare l’avvenuto
impossessamento del reperto nei termini sopra descritti.
Per la configurabilità del reato di ricettazione in capo a colui che viene tro-
vato in possesso di un bene archeologico privo di un legittimo titolo di posses-
so, incombe la necessità di dimostrare la consapevolezza dell’agente sulla pro-
venienza delittuosa del bene posseduto. Per il reato di ricettazione, dunque, il
tema centrale è quello della qualificazione del reato presupposto e della sua
conoscenza da parte dell’agente.
Orbene, secondo l’orientamento finora prevalente, i giudici della suprema
Corte hanno stabilito che la prova del verificarsi del delitto che costituisce ante-
cedente necessario alla ricettazione, non presuppone un giudiziale accertamento,
né l’individuazione del responsabile, né dell’esatta tipologia del reato, potendo
(31) Si veda, nella seconda parte di questa trattazione il paragrafo dedicato a “Le attività di
ricerca”.
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