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DAI “BENI CULTURALI” ALL’“ARTE” CONTEMPORANEA
LE NUOVE FRONTIERE DELLA TUTELA
I “ladri d’arte” agiscono per conto di intermediari, solitamente nazionali,
che a loro volta fanno riferimento a brokers internazionali .
(20)
Al vertice della struttura gerarchica spiccano, infine, prestigiosi musei stra-
nieri, collezionisti esperti, gallerie d’arte, accademici facoltosi: il loro ruolo
all’interno del mercato si rivela fondamentale poiché, di fatto, costituiscono
l’anello di congiunzione tra il traffico illecito e il mercato legale di opere d’arte,
dei veri e propri “tombaroli dal colletto bianco” inclini a “chiudere un occhio”
circa la provenienza di reperti e opere di dubbia provenienza, se non addirittura
mandanti spregiudicati di “prelievi coatti” commissionati a trafficanti di fama.
La dimensione di questo mercato parallelo non conosce confini: né geografici,
né artistici , né ideologici .
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(22)
La pandemia da Covid-19 nel corso del 2020 non ha fatto che incremen-
tare i numeri degli eventi delittuosi: la chiusura imposta ai musei e ai siti archeo-
logici li ha infatti resi più vulnerabili ai furti , come ha denunciato l’Athar
(23)
Project .
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(20) È rimasto celebre il caso di Gianfranco Becchina e Giacomo Medici, referenti rispettivamen-
te per il Sud e per il Centro Italia, che facevano capo a un intermediario internazionale,
Robert Hecht, uno dei più grandi fornitori del Getty Museum di Malibù (USA) tra gli anni
Settanta e Novanta del secolo scorso.
(21) Lo testimoniano gli innumerevoli ritrovamenti del Comando Carabinieri per la Tutela del
Patrimonio Culturale, da cui riaffiorano alla luce opere provenienti da musei, collezioni pri-
vate e financo istituzioni pubbliche. La cronaca più recente, ad esempio, ci ha raccontato di
come i Carabinieri, dopo una serie di perquisizioni coordinate su Milano, Bologna e in pro-
vincia di Firenze, siano riusciti a recuperare, il 21 dicembre 2020, il quadrante e tutti gli altri
pezzi dell’orologio realizzato a metà Ottocento dall’artista Mariano Trevellini (su commissio-
ne di Pio IX) per la torre del Palazzo del Quirinale. Qui è rimasto fino al 1961, quando venne
sostituito da un meccanismo più moderno e, in seguito, trafugato dopo la cessione all’Istituto
statale Armellini di Roma per un istituendo Museo dell’Orologio, mai realizzato.
(22) Un furto di memoria, cultura, identità, un tentativo di cancellare l’anima stessa di un popolo:
così si può definire la spoliazione di beni di cui furono vittime, a partire dalla promulgazione
delle leggi razziali del 1938, gli ebrei italiani. A riparare almeno in parte quel torto mira il
Protocollo d’Intesa firmato il 24 giugno 2020 presso i giardini del Tempio Maggiore di Roma,
dalla Presidente della Comunità Ruth Dureghello con il Comando Carabinieri per la Tutela del
Patrimonio Culturale. Obiettivo dell’accordo: recuperare i beni d’interesse culturale che, strap-
pati, alla comunità israelitica tra il 1938 e il 1945, non sono mai stati restituiti. Diciannove di
quei beni, preziosi volumi sottratti alla Biblioteca del Collegio Rabbinico di Roma e recuperati
dai Carabinieri, sono stati riconsegnati in occasione della firma del protocollo.
(23) Vedasi ad esempio R. SCORRANESE, Il furto del Van Gogh in Olanda e altri «colpi» recenti: la sicu-
rezza dei musei in tempo di quarantena, Corriere della sera, 30 marzo 2020.
(24) Athar (الآثار) rappresenta in lingua araba la parola “antichità” e, sebbene si riferisca a manu-
fatti e/o monumenti storici, è usata comunemente per descrivere un “frammento di passa-
to”, specie se andato perduto per mano dell’uomo. Il Antiquities Trafficking and Heritage
Anthropology Research (ATHAR) Project costituisce un’iniziativa di studio a carattere investiga-
tivo condotta da uno staff di antropologi ed esperti di storia dell’arte specializzati nel moni-
torare il mondo sotterraneo dei traffici internazionali legati alla criminalità organizzata e al
finanziamento al terrorismo.
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