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AGRO ECO AMBIENTE
Tuttavia, benché la convinzione che il lucar sia da ricollegare ai luci sacri sia
risalente, e nonostante il fatto che essa sia data ancor oggi per scontata , biso-
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gna osservare che le fonti pervenuteci, se esaminate con cura, non sembrano
consentire conclusioni se non dubitative. A quanto mi consta, non vi è in esse
cenno alla consacrazione del lucus dal quale è tratto il lucar: si potrebbe dunque
trattare di boschi in proprietà pubblica (silvae publicae), o di appezzamenti dati in
concessione. Le glosse di Isidoro, infatti, definiscono il lucar come vectigal, eroga-
tio, quae fiebat in lucis , e vectigal è termine che usualmente indica il canone di
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concessione o più in generale la rendita di un bene pubblico .
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Il collegamento fra lucar, nel senso di rendita, e boschi sacri si trova in un
passo delle Quaestiones Romanae di Plutarco, dove alla domanda circa le ragioni
per le quali tale termine sia utilizzato per indicare il danaro erogato per gli spet-
tacoli pubblici, si risponde che, forse, ciò si deve al fatto che le rendite prove-
nienti dai boschi sacri sono, appunto, destinate a tale scopo . Va osservato,
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però, che il Glossario di Filosseno si limita a definire il lucar come il danaro pro-
veniente dal fisco e destinato agli attori nelle rappresentazioni pubbliche ; e
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anche Tacito usa la parola in tal senso, senza collegamento alcuno con i luci sacri
o con spettacoli di carattere religioso . È dunque giustificato il dubbio che l’as-
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sociazione presente in Plutarco non sia corretta e derivi forse dall’assonanza
con l’antica festa religiosa dei Lucaria, che si svolgeva fra il Tevere e la via
Salaria, nel mese di luglio .
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Vale la pena di soffermarsi ancora un poco sulla ipotetica rendita dei
boschi sacri, perché la questione si lega strettamente alla supposta funzione
economica dei medesimi. Il tema si collega al regime delle res sacrae, che in pas-
sato è stato oggetto di una polemica tra autorevoli studiosi; Mommsen ebbe a
sostenere la tesi secondo la quale, in buona sostanza, le res sacrae sarebbero
appartenute al popolo romano . Inutile dire che la tesi di Mommsen si presta
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ad essere ambientata nell’ideologia del periodo storico nel quale fu composta la
sua opera sul diritto pubblico romano.
(30) Cfr. ad es. F. COARELLI, I luci del Lazio, cit., pag. 52. Si veda anche il più risalente H.
THÉDENAT, s.v. lucus, cit., pag. 1356.
(31) Isid. Hisp., Lib. Gloss., s.v. lucar.
(32) Cfr. ex multis F. LÜBCHER, Lessico ragionato dell’antichità classica, Bologna 1989, pagg. 1277-1278.
(33) Plut., Quaest. Rom. 88: ‘διὰ τί τὸ τελούµενον εἰς θέας Λοῦκαρ καλοῦσιν;’ ἢ ὅτι ϖολλὰ ἔστιν ἄλση ϖερὶ
τὴν ϖόλιν ἀνειµένα θεοῖς, ἃ καλοῦσι ‘λούκους,’ καὶ τὴν ἀϖὸ τούτων ϖρόσοδον εἰς τὰς θέας ἀνήλισκον.
(34) Filox., Gloss. s.v. lucar: lucar θεατρικὸν ἀργύριον µισθὸς ἀϖὸ φίσκου.
(35) Tac, Ann. I, 77: de modo lucaris et adversus lasciviam fautorum multa decernuntur. Analogamente, C.I.L.
VI, 877; XIV, 375.
(36) O. KARLOWA, Römische Rechtsgeschichte, vol. I, Leipzig 1885, pag. 277.
(37) T. MOMMSEN, Droit public romain, vol. III, Paris, 1893, pagg. 67 ss.
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