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AGRO ECO AMBIENTE
Fra questi ha un particolare rilievo il «bosco» o il «giardino» sacro, riguardo
ai quali vi sono numerose attestazioni, sia per il mondo greco ed ellenistico sia
per quello romano. Basti pensare, a titolo di esempio, alle querce profetiche di
Dodona, in Epiro e - nel Lazio - al bosco sacro a Diana Nemorensis o a
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quello di Ferentina , solo per citare alcuni casi molto noti fra le decine di cui si
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hanno notizie .
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A questa categoria di luoghi sacri, se la si intende in senso lato, appartengo-
no non soltanto i boschi o le foreste in senso stretto, ma anche, in taluni casi, giar-
dini o parchi contigui a strutture templari. Occorre quindi guardarsi da un certo
tipo di immaginario letterario: i luci sacri non sono luoghi «selvaggi» dove aleggia-
no in modo più o meno misterioso le forze della natura. Al contrario, si tratta
sempre di luoghi antropizzati, non solo perché - come già accennato - essi erano
talvolta contigui a edifici destinati al culto, ma anche perché il lucus era comunque
sottoposto a manutenzione, per lo più per mano o su incarico dei sacerdoti .
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Del resto, per quanto si usi comunemente citare come esempio di grosso-
lana paretimologia la frase lucus a non lucendo , in realtà il termine latino lucus ha
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una parentela etimologica con lux, ed è ormai sufficientemente condivisa la tesi
secondo la quale esso indica in origine una «radura» , uno spazio nel quale il
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folto degli alberi si apre all’ingresso della luce, il che avviene - appunto - per
opera dell’uomo, ossia del boscaiolo .
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In questo quadro, vale anche la pena di ricordare che il bosco sacro
appartiene a una tipologia di luoghi consacrati che non è propria esclusiva-
mente del mondo greco-romano. Vi sono attestazioni riferibili alle popolazioni
italiche , così come a quelle di etnia gallica o germanica e, a dire il vero,
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(1) S. ILES JOHNSTON, Ancient Greek Divination, Oxford, 2008, pagg. 60 ss.
(2) T. F. C. BLAGG, Le mobilier archéologique du sanctuaire de Diane Nemorensis, in O. DE CAZANOVE,
J. SCHEID, Les bois sacrés: Actes du Colloque International (Naples 1989), Napoli, 1993, pagg. 103 ss.
(3) C. AMPOLO, Boschi sacri e culti federali: l’esempio del Lazio, in O. DE CAZANOVE, J. SCHEID, Les
bois sacrés, cit., pagg. 159 ss.
(4) Un ampio elenco è reperibile nella ancora imprescindibile voce di H. THÉDENAT, s. v. lucus,
in C. DAREMBERG, M. E. SAGLIO, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, vol. III, t. II,
Paris, s.d., pagg. 1351 ss.
(5) H. BROISE, J. SCHEID, Etude d’un cas: le lucus Deae Diae à Rome, in O. DE CAZANOVE, J. SCHEID,
Les bois sacrés, cit., pagg. 145 ss.
(6) Tratta da Quint., De inst. orat., I, 6, 34.
(7) F. COARELLI, I luci del Lazio: la documentazione archeologica, in O. DE CAZANOVE, J. SCHEID, Les
bois sacrés, cit., pagg. 45 ss.
(8) A. ERNOUT, A. MEILLET, Dictionnaire étymologique de la langue latine, Paris, 2001, pag. 368.
(9) M. LEJEUNE, “Enclos sacré” dans les épigraphies indigènes d’Italie, in O. DE CAZANOVE, J. SCHEID,
Les bois sacrés, cit., pagg. 93 ss.
(10) J. L. BRUNAUX, Les bois sacrés des Celtes et des Germains, in O. DE CAZANOVE, J. SCHEID, Les bois
sacrés, cit., pagg. 57 ss.
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