Page 104 - Rassegna 2021-2
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                                          AGRO ECO AMBIENTE



                    Nella rappresentazione di Lucano, un bosco sacro, antico, inviolato da mano
               umana, si presenta come luogo spaventoso, freddo, ostile, bagnato dal sangue di sacri-
               fici umani, fuggito dalle Ninfe e perfino da Pan, popolato da sinistri simulacri di divi-
               nità senza nome: Lucus erat longo numquam violatus ab evo, / Obscurum cingens connexis aera
               ramis, / Et gelidas alte submotis solibus umbras. / Hunc non ruricolae Panes, nemorumque potentes
               / Silvani Nymphaeque tenent, sed barbara ritu / Sacra deum, structae diris altaribus arae; /
               Omnisque humanis lustrata cruoribus arbos. / Si qua fidem meruit superos mirata vetustas, / Illis
               et volucres metuunt insistere ramis, / Et lustris recubare ferae: nec ventus in illas / Incubuit silvas,
               excussaque nubibus atris / Fulgura: non ullis frondem praebentibus auris / Arboribus suus horror
               inest. Tum plurima nigris / Fontibus unda cadit, simulacraque moesta deorum / Arte carent, caesi-
               sque extant informia truncis. / Ipse situs putrique facit iam robore pallor / Attonitos: non vulgatis
               sacrata figuris / Numina sic metuunt: tantum terroribus addit, / Quos timeant non nosse deos  .
                                                                                        (19)
                    Vi sono, dunque, due diverse rappresentazioni del bosco sacro: una come
               luogo oscuro, misterioso e perciò temibile, ed una come luogo pervaso dalla
               presenza benigna della divinità. A questa seconda categoria si può ascrivere il
               famoso passo di Plinio, nel quale il silenzio del bosco invita al raccoglimento
               del devoto viandante: Haec fuere numinum templa, priscoque ritu simplicia rura etiam
               nunc deo praecellentem arborem dicant. nec magis auro fulgentia atque ebore simulacra quam
               lucos et in iis silentia ipsa adoramus  .
                                              (20)
                    Entrambe queste rappresentazioni - quella del luogo silenzioso e maestoso dove
               si manifesta la maestà divina nella forma della quieta forza della natura, così come
               quella dove la medesima forza assume connotati decisamente spaventosi - si prestano
               ad essere lette con una sensibilità panteista: non a caso il bosco sacro ha attratto, come
               è stato giustamente osservato in un recente e accurato volume dedicato alla questione,
               l’attenzione di pensatori e letterati di ispirazione romantica . Forse una indagine ico-
                                                                   (21)
               nografica potrebbe rivelare qualcosa di simile anche per quanto riguarda la pittura. In
               ogni  caso,  è  più  che  verosimile  che  l’interesse  romantico  per  questo  tema  abbia
               influenzato in modo significativo le interpretazioni che del bosco sacro sono state
               date, anche da storici delle religioni, specialmente fra XIX e XX secolo .
                                                                               (22)
                    Ma una lettura del fenomeno in questa chiave, secondo i canoni del pan-
               teismo, rischia di rivelarsi fuorviante; lo stesso può dirsi per altre due possibili
               letture secondo criteri che potremmo qui definire razionalistici, in opposizione
               a un certo irrazionalismo panteistico e romantico.

               (19)  Luc., Phars, Vv. 399-417.
               (20)  Plin., N. H. XII, 3.
               (21)  J. SCHEID, Lucus, nemus. Qu’est-ce qu’un bois sacré?, in O. DE CAZANOVE, J. SCHEID, Les bois sacrés,
                    cit., pagg. 13 ss.
               (22)  Cfr. ad es. M. BEARD, Frazer et ses bois sacrés, in O. DE CAZANOVE, J. SCHEID, Les bois sacrés,
                    cit., pagg. 171 ss.
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