Page 22 - Rassegna 2021-2_Inserto
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INSERTO



             intercettazioni (telefoniche, ambientali e telematiche), sono tutti strumenti inve-
             stigativi (tra gli altri), azionati variabilmente a seconda delle circostanze, intesi a:
                  ➢ ricostruire la rete terroristica (o altrimenti criminale);
                  ➢ carpire i flussi di comunicazione tra i diversi nodi (della rete).
                  Un’indagine così impostata si compone di una serie di fotografie di quanto
             si sviluppa contemporaneamente alle investigazioni, senza che gli indagati se ne
             accorgano. Il fine del “metodo anticrimine” è di ottenere nelle investigazioni
             quello che Heisenberg ha dimostrato essere impossibile nella meccanica quan-
             tistica: conoscere un sistema senza perturbarlo in quanto l’atto della misurazio-
             ne modifica il misurato (principio di indeterminazione). Per questo è bandito
             qualsiasi  apporto  dichiarativo  (come  qualsiasi  altra  attività  investigativa  che
             renda nota l’esistenza di un’indagine in corso): la sua attivazione perturberebbe
             il sistema, rendendo impossibile una sua “misurazione” complessiva e aderente
             alla realtà. Ovvi, sul piano processuale, gli effetti di un quadro probatorio così
             costruito: privo di «fondo alogico», riduce la decisione a una grande equazione,
             spesso resa più rapida dalla richiesta di rito abbreviato conseguente a prognosi
             infauste.
                  Insomma,  chi  adotta  a  lungo  il  “metodo  anticrimine”  perde  completa-
             mente la possibilità di cadere in quella bulimia di dichiarazioni, prossima alla
             vera e propria nostalgia della tortura, generalmente prodotta dallo shock emoti-
             vo causato dall’atto terroristico, o comunque da un crimine efferato. Per un
             investigatore schiacciato tra panico e rabbia il terrorista potrebbe anche essere
             visto come un soggetto da “aiutare” a confessare (accade anche nell’Occidente
             evoluto), magari senza speculare troppo sul contenuto della confessione, oscil-
             lante tra la memoria del torturato e la fantasia paranoide del torturatore. Per
             l’operatore “anticrimine”, invece, il terrorista (o comunque il criminale) è un
             semplice target, da osservare esternamente, senza che se ne accorga: anche la
             neutralità del gergo illustra la freddezza che presiede all’osservazione.


             4.  L’attacco alle istituzioni negli anni Settanta: le differenti risposte in Europa
                  Gli anni Settanta hanno costituito un banco di prova estremamente signi-
             ficativo per più sistemi costituzionali liberal-democratici. Terrorismi di diversa
             matrice hanno colpito duramente in diversi luoghi dell’Occidente.
                  Il Paese più martoriato è stato il Regno Unito, segnato in Irlanda del Nord
             da un violentissimo scontro di matrice nazionalista. Conosciuto anche come The
             Troubles, ha visto contrapporsi organizzazioni estremiste cattoliche (filo-repub-
             blicane),  quali  la  Provisional  Irish  Republican  Army (PIRA) e l’Irish  National


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