Page 14 - Rassegna 2021-2_Inserto
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INSERTO
Il che stabilisce anche la discriminante fra interpretazione di un testo e uso
indiscriminato dello stesso» . Infine v’è l’obiettivo più ambizioso dell’“anali-
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si”, che costituisce il coronamento del lavoro svolto su tutti i fronti: l’acquisi-
zione del modus cogitandi. Lo hanno notato anche i brigatisti rossi, primi antago-
nisti del “metodo anticrimine”: gli uomini di dalla Chiesa sono «Sbirri temuti:
“C’è una specifica pericolosità ed è la loro capacità di analisi politica e di anti-
cipazione delle tendenze del movimento rivoluzionario. Tutti i compagni devo-
no tenerne conto tatticamente, tanto più quelli impegnati in una pratica politica
illegale”» . Per quanto paradossale possa sembrare, entrare in simpatia con i
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terroristi/criminali è l’optimum dell’investigazione. Simpatia qui va preso nel
senso etimologicamente autentico: bisogna cercare di avvertire il medesimo
pathos che li muove. Per individuarli. Per decifrarne i comportamenti. Per sco-
vare rifugi e luoghi di reclutamento. Per anticiparne le mosse. Nonché per
entrare in contatto comunicativo se e quando si presenterà l’occasione .
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Il “metodo anticrimine”, comprensivo dell’“analisi” e implicante nuovi
tempi da imprimere all’attività investigativa, forma la base culturale su cui nasce
a Torino, il 24 maggio 1974, il Nucleo Speciale di Polizia Giudiziaria, noto come
Nucleo Speciale Antiterrorismo .
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(14) U. ECO, Semiotica e filosofia del linguaggio, Torino, Einaudi, 1997, pag. 110. Sotto il più ristretto
profilo della riconducibilità di un testo al suo autore, il Raggruppamento si è avvalso della
consulenza di esperti di linguistica al fine di individuare gli estensori anonimi di documenti
clandestini, particolarmente rilevanti dal punto di vista penale, diffusi dalle organizzazioni
eversive per motivare le proprie azioni. Ci si riferisce, a esempio, alla relazione di consulenza
tecnica svolta nel marzo 2000 dal Professore Domenico Proietti intesa a identificare, attra-
verso un’analisi linguistico-stilistica e testuale, gli autori/emittenti della rivendicazione del-
l’omicidio del Professore Massimo D’Antona, firmata dalle Brigate Rosse - PCC, nonché gli
autori di alcuni documenti diffusi negli anni precedenti da militanti e gruppi eversivi contigui
all’organizzazione brigatista.
(15) A. GALLI, op. cit., pag. 123.
(16) Molto significativi, sul punto, sono i ricordi di un protagonista della prima ora della “rivolu-
zione” operata da dalla Chiesa, il Generale Mario Mori: «Memori delle direttive di Dalla
Chiesa, che ci chiedeva di “studiare” i nostri avversari e di imparare il loro linguaggio per
comprenderli e dunque meglio contrastarli, noi tentavamo di instaurare un dialogo. Con tutti.
E alcuni lo accettavano. Non sempre questo portava a un loro ravvedimento e a una loro col-
laborazione con lo Stato. I più rimanevano anzi saldamente radicati nelle proprie convinzio-
ni. Però si riusciva almeno a stabilire quella reciproca comprensione che comunque spesso
ci era utile. Vorrei farle capire meglio che cosa poteva significare, nel momento particolar-
mente difficile e psicologicamente delicato dell’arresto, “scoprire” l’essere umano che stava
dall’altra parte della barricata, che usava le tue stesse espressioni gergali e mostrava di cono-
scere il mondo dal quale provenivi. Sa che cosa accadeva? Che, nel corso degli interrogatori
di fronte al magistrato, molto spesso i fermati a un certo punto smettevano di parlare e chie-
devano di relazionarsi direttamente con noi dell’Anticrimine. E quando un giudice chiedeva
loro perché, si sentiva rispondere: “Preferisco parlare con quello lì, perché parla come me!”».
M. MORI, G. FASANELLA, Ad alto rischio. La vita e le operazioni dell’uomo che ha arrestato Totò Riina,
Milano, Mondadori, 2011, pagg. 46 s.
(17) Per più puntuali informazioni storiche vedi G. GOVERNALE, Il ruolo dell’Arma nel contrasto al
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