Page 34 - Rassegna 2020-3
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DOTTRINA
Roma due importanti e differenti storie mafiose: la prima, quella siciliana, infor-
mata a caratteri di omogeneità e impermeabilità culturale; la seconda, quella
della Magliana, informata a criteri di eterogeneità e di estrema porosità. Blocco
culturale-criminale la prima, crocevia criminale la seconda. Accanto e intorno a
entrambe altre ne sono fluite, meno importanti e più filiformi, con i caratteri
già indicati, più orientate a usare che a controllare la città. Poi se ne affacciarono
altre, che ora cercheremo di ricostruire nei loro lineamenti fondamentali.
4. La fase 3. Verso la conquista di Ostia
Sebbene l’esperienza della Banda come organizzazione si sia esaurita da
tempo e nessuno sia più stato in grado di riprodurre un modello criminale por-
tatore di interessi tanto plurali e mediatore di relazioni tanto complesse, la prima
mafia romana continua a essere un riferimento centrale nella costruzione delle
identità e del prestigio dei gruppi che ne hanno raccolto in forma sparsa l’eredi-
tà. E proprio la molteplicità delle organizzazioni autoctone che gemmano senza
soluzione di continuità da quella prima esperienza e la capacità di riproduzione
che tali gruppi hanno dimostrato costituiscono uno degli elementi che rendono
Roma un vero e proprio “laboratorio” criminale . Fenomeni diversi per origi-
(43)
ne, struttura, cultura e rango criminale, si sono ugualmente dimostrati capaci di
sopravvivere al tempo e agli arresti. Facilitati da perizie mediche compiacenti che
troppo spesso nella Capitale hanno spianato la strada a carriere criminali di
prim’ordine, nonché dalla benevolenza di qualche struttura o unità di sorveglian-
za, che ha permesso a molti boss di comandare anche dal carcere. Ma avvantag-
giati anche da una generale sottovalutazione, che ha portato a considerare i
nuovi gruppi criminali romani “folkloristici e minoritari”, oscurati dal romanzo
criminale di De Pedis, Giuseppucci e Selis, dal terrorismo politico e dall’ascesa
(e declino) dei siciliani, fino a confonderli con le forme di devianza tipiche delle
periferie urbane. Non in tutte le borgate romane, beninteso, si sono create le
condizioni per la nascita di fenomeni criminali di stampo mafioso, ma dove
questo è avvenuto si sono prodotti gruppi da qualche tempo riconosciuti come
interlocutori anche di Cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta. Sul fenomeno delle
mafie autoctone si concentrerà maggiormente la seconda parte del contributo,
ma è certo che si tratta di vicende che non possono essere pienamente compre-
se, se non analizzandole sulla scia di quella della Banda della Magliana, nel cui
humus e nelle cui innovazioni di metodo trovano alimento e insegnamento .
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(43) Giuseppe PIGNATONE, Michele PRESTIPINO, Modelli criminali. Mafie di ieri e di oggi, Laterza,
Roma, 2019.
(44) Si tratta di una scia particolarmente vistosa tanto che il suo prestigio , talvolta, viene ancora
oggi speso per guadagnare rispetto nell’ambiente criminale.
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