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DOTTRINA
Il passaggio decisivo avverrà poi solo negli anni Duemila, quando una serie
di situazioni contingenti e favorevoli permetteranno il rafforzamento delle rela-
zioni del gruppo all’interno della cosiddetta area grigia dell’area ostiense, e la
costruzione di un solido network di servizi con imprenditori e professionisti. In
parallelo iniziò anche la scalata criminale della famiglia sinti degli Spada, proba-
bilmente arrivata nella zona all’inizio degli anni Settanta all’interno di un progetto
del Comune di assegnazione delle case popolari. Essa, a propria volta, si occupa-
va prevalentemente di ricettazione e usura, rimanendo peraltro confinata in un
ruolo minoritario per tutto il periodo in esame. Ne emerge una pluralità di
modelli criminali che si sono reciprocamente contaminati, scambiandosi compe-
tenze e risorse di controllo del territorio, fino a dar vita a nuove soggettività
orientate a realizzare, con grado di successo differente, il modello mafioso.
Ostia rappresenta dunque a fine secolo un crocevia, dove le strategie di
espansione delle mafie tradizionali incontrano elementi di contesto del tutto
favorevoli allo sviluppo di attività illegali. Vi si concentrano infatti i più classici
problemi sociali di molte periferie della Capitale, frutto di una molteplicità di
vuoti: di politiche, di investimenti pubblici, di identità e di comunità.
La concentrazione di situazioni di disagio abitativo e socioeconomico, il
degrado urbano e la disgregazione dei legami sociali e di solidarietà, la struttu-
rale carenza di servizi, trasporti e spazi aggregativi costituiscono solide premes-
se per la formazione di fenomeni devianti , diventando altrettante opportunità
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per i nascenti clan. Il mercato degli stupefacenti rappresenta in questo contesto
un importante strumento di welfare criminale, “moltiplicatore di ruoli” fonda-
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mentale in un’area da sempre contraddistinta dai più alti tassi di disoccupazione
della città mentre le case popolari, una volta diventate terreno di conquista dei
clan, si trasformano da bene pubblico in strumento di consenso e controllo pri-
vato. Il vuoto di Stato si rovescia dunque in un “pieno criminale”; a differenza
che altrove, però, la criminalità di strada ha saputo progressivamente farsi spa-
zio nell’élite sociale ed economica del quartiere, legata al sempre fiorente settore
turistico e balneare, realizzando il passaggio verso il più tipico modello mafioso,
caratterizzato - dal punto di vista sociologico - dall’ampiezza delle relazioni
all’interno del mondo imprenditoriale, amministrativo, politico e professionale.
(60) Così descrisse la situazione un Maresciallo dei Carabinieri di stanza nel quartiere, intervistato
alla fine degli anni Ottanta dal Comitato Cittadini di Nuova Ostia: “La zona è una delle peg-
giori per il fatto che assomma tutti gli emarginati di Roma, concentrati qui e affidati a se stes-
si, senza servizi… I miei primi impatti con questa realtà sono stati terribili, mi hanno sparato
addosso… le BR qui erano di casa, le armi correvano… andare a prendere qualcuno a Piazza
Gasparri era un grosso rischio”. Fonte: ARCHIVIO DEL COMITATI CITTADINI NUOVA OSTIA.
(61) Gabriella GRIBAUDI, Violenza e affari. Il clan napoletani tra dimensione locale e proiezione internazio-
nale. In: L. BRANCACCIO, C. CASTELLANO (a cura di), Affari di Camorra, Donzelli, Roma, 2015,
pagg. 45-85.
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