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DOTTRINA




                  ➢ Nicolino Selis, luogotenente e ammiratore di Raffaele Cutolo, il proget-
             to ambizioso di trasferire a Roma il modello della Nuova camorra organizzata,
             ospite come il suo idolo di ospedali psichiatrici giudiziari, e prima vittima, anco-
             ra giovanissimo, dei conflitti ai vertici della Banda;
                  ➢ Enrico  Nicoletti  soprannominato  “il  cassiere  della  Banda  della
             Magliana”,  arrestato  ancora  dopo  gli  ottant’anni  per  reati  economici,  uomo
             dell’alta società romana, potentissimo gestore di liquidità immense (“Negli anni
             Ottanta ero il più importante. I Caltagirone? Non li guardavo nemmeno” );
                                                                                    (34)
                  ➢ la figura anfibia e assai conosciuta di Massimo Carminati, metà bandito
             metà eversore nero, militante dei Nuclei armati rivoluzionari, e su cui si tornerà
             meglio discutendo la fase di Mafia Capitale;
                  ➢ Maurizio Abbatino, killer seriale (“Non so dire quante volte ho ucciso.
             Ma ricordo i nomi di tutte le mie vittime. La cosa strana è che non riesco a con-
             tarle” ), che con la sua collaborazione ha offerto alla giustizia e agli studiosi
                  (35)
             una preziosissima miniera di informazioni. E con loro o intorno a loro una serie
             di personaggi di un certo spessore criminale, molti uccisi in una scia senza fine,
             con la partecipazione di numerose e differenti figure femminili.
                  Il fatto è che nella storia del crimine organizzato la Banda ha lasciato il
             segno più che per il suo effettivo spessore per la quantità di intrecci criminali di
             alto e anche altissimo livello nei quali ne compare ripetutamente la presenza, e
             per la facilità con cui la si trova agire di intesa o in cooperazione con elementi
             dei servizi segreti. Vale per essa un paradosso: non avere avuto una propria
             grande storia ma essere appartenuta alla grande storia, servendone i protagoni-
             sti, un po’, per riprendere una celebre espressione dell’economista Paolo Sylos
             Labini, come “i topi nel formaggio” . Il fatto è che è impossibile non consi-
                                                (36)
             derarla, pur con le sue anomalie, all’interno di una storia delle mafie a Roma.
             Diventa dunque importante in questo quadro ricordarne alcuni elementi distin-
             tivi,  che  ne  fanno  ancora  oggi  un  unicum  forse  irripetibile  nel  pur  variegato
             panorama storico nazionale delle organizzazioni criminali.
                  a)La romanità. Tutte le maggiori esperienze di criminalità organizzata che
             intersecano le vicende della Capitale hanno origini esterne, che siano o meno
             dotate  di  radici  romane.  Anche  i  Casamonica,  come  si  vedrà,  benché  mafia
             autoctona a tutti gli effetti, provengono - come gruppo migrante - da un’altra
             regione.  In  questo  caso  si  ha  invece,  intorno  a  un  potente  catalizzatore  (il
             nucleo della Banda), un processo di valorizzazione di una pluralità di esperienze
             minori radicate o emergenti nella storia malavitosa di Roma, che compiono il

             (34)  Gianluca DI FEO, Gianni PERRELLI, Boss? No, ero il re di Roma, L’ESPRESSO, 8 aprile 2010.
             (35)  Raffaella FANELLI, Epilogo, in LA VERITÀ DEL FREDDO, Chiarelettere, Milano, 2018, pag. 257.
             (36)  Si veda Paolo SYLOS LABINI, Saggio sulle classi sociali, Laterza, Roma-Bari, 1974.

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