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LE MAFIE A ROMA. UNA STORIA A STRATI. DAL DOPOGUERRA AL DUEMILA
Difficile seguire una trama organizzata di queste presenze: ricche, impor-
tanti, variopinte, a volte provinciali, ma - diversamente da quella dei siciliani degli
anni Cinquanta e Sessanta - povere o addirittura prive di profondità sociale, di
spirito di conquista; sorta di epifenomeni che condivano la vita della Capitale
segnalando di tanto in tanto indirettamente quanto accadeva in altre parti d’Italia.
3. La fase 2. Una mafia speciale. La Banda della Magliana
Caratteri ben diversi ebbe un’altra organizzazione criminale in possesso di
tutti i requisiti, sociologici e giuridici, dell’associazione di stampo mafioso, ben-
ché non riconosciuta come tale dalla giustizia romana: la Banda della Magliana.
Nata nella seconda metà degli anni Settanta, dovette il proprio nome, coniato
dalla stampa dell’epoca, a una delle cosiddette “batterie” che ne formarono il
nucleo originario, quella della Magliana, appunto, che si fuse con quelle di
Testaccio, di Ostia e Acilia. Nonostante fosse incardinata nel quartiere della
Magliana, essa svolse una funzione centripeta e unificante nei confronti di espo-
nenti della malavita di altri quartieri della Capitale e di gruppi criminali minori
(“batterie”, appunto, o “paranze”) . Si dedicò a una ricchissima serie di reati,
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compresi i più fantasiosi e i più spietati, anche se ebbe la sua ragione sociale
soprattutto nel traffico di stupefacenti. A essa è stata dedicata un’ ampia e varie-
gata letteratura giornalistica, come anche televisiva-cinematografica, specie sulla
scia del successo del celebre Romanzo criminale . Ha anche prodotto una galle-
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ria di personaggi noti ai cultori del genere letterario ma quasi tutti assolutamen-
te sconosciuti anche agli studiosi del fenomeno mafioso.
E che tuttavia offrono per più ragioni suggestioni importanti di sociologia e
antropologia criminale, che aiutano a inquadrare la fisionomia dell’organizzazione:
➢ Enrico de Pedis detto Renatino, accreditato di singolari qualità strategi-
che, sepolto per più di un ventennio nella basilica di Sant’Apollinare come
benefattore dei bisognosi;
➢ Franco Giuseppucci, una carriera da buttafuori a leader criminale, un impor-
tante capitale di fiducia, tanto da tenere in custodia le armi di varie batterie con-
fluite nella Banda, e da essere coinvolto nella ricerca della prigione di Aldo Moro;
(32) Ha spiegato il collaboratore di giustizia Maurizio Abbatino: “La differenza tra ‘batteria’ e
‘banda’, oltre che nel diverso numero dei partecipi, minore nella prima rispetto alla seconda, sta anche nel
ventaglio più ampio di interessi criminosi della ‘banda’, rispetto alla ‘batteria’, la quale si dedica alla com-
missione di un unico tipo di reati, ad esempio le rapine. La ‘banda’, peraltro, comporta l’esistenza di vincoli
più stretti tra i partecipi, vincoli che si traducono in obblighi maggiori di solidarietà tra gli associati, i quali
sono, pertanto, maggiormente impegnati e tenuti a prendere in comune ogni decisione, senza possibilità di sot-
trarsi dal dare esecuzione alle stesse”, (interrogatorio di Maurizio Abbatino, riportato in Tribunale
di Roma (1996) Sentenza della Corte d’Assise di Roma n. 28/1996 Angelotti+altri).
(33) Giancarlo DE CATALDO, Romanzo criminale, Einaudi, Torino, 2002.
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