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CARDINALE GIANFRANCO RAVASI



                     Concludendo,  finora  è  sembrato  stabile  il  discrimine  tra  macchina  con
               intelligenza artificiale e persona umana. Ma le prospettive della citata «intelligen-
               za artificiale forte», che è convinta di poter varcare questa linea di demarcazione
               con l’avvento di macchine non solo pensanti ma autocoscienti, rimescola le carte
               e richiede nuove attenzioni e interrogazioni, ma anche qualche demitizzazione.


               4.  L’infosfera

               a.  Dal sociale al social
                     Il  secondo  itinerario  che  la  cultura  e  la  società  contemporanea  hanno
               imboccato è talmente rilevante nei suoi esiti da aver già creato secondo alcuni
               un nuovo modello antropologico che preluderebbe a qualche tratto «postuma-
               no».  Ci  riferiamo  alla  questione  della  comunicazione  di  massa.  La  semplice
               caduta di una vocale ha profondamente mutato il nostro orizzonte. Da un lato,
               infatti, c’era il tradizionale sociale, costituito da una rete calda di relazioni reali
               e dirette, ove bene e male, vero e falso, giusto e ingiusto, amore e odio e così
               via, conservavano una loro identità e una dialettica consequenziale. D’altro lato,
               si ha ora il social che è, invece, una rete fredda di relazioni virtuali, ove la realtà
               evapora, le categorie si miscelano, creando una palude informatico-narrativa
               piuttosto  amorfa  dalla  quale  emergono  soprattutto  gli  eccessi,  i  sussulti,  le
               esplosioni, le bolle maggiori. Eppure esso rimane uno strumento fondamentale
               di interconnessione relazionale.
                     L’analisi sull’attuale «infosfera» che avvolge con la sua rete l’intero globo
               è ormai condotta da un’impressionante massa di saggi e di interventi. Anche in
               questo caso ci accontentiamo di offrire solo qualche spunto di base. Ora la
               comunicazione non è più un medium simile a una protesi che aumenta la funzio-
               nalità dei nostri sensi permettendoci di vedere (tele-visione) o di sentire più lon-
               tano (tele-fono), ma è divenuto un ambiente totale, globale, collettivo, un’atmo-
               sfera che non si può non respirare, neanche da parte di chi si illude di sottrar-
               visi, appunto un’infosfera.
                     Si delinea, così, nell’odierna comunicazione il trapasso a una nuova «con-
               dizione umana», a un inedito modello antropologico i cui tratti sono comandati
               da questa realtà onnicomprensiva della quale Internet ne è il vessillo imperante.
               Anche Galileo col telescopio credeva solo di «estendere» le capacità visive, ma
               alla fine creò una rivoluzione non solo cosmologica ma anche epistemologica e
               antropologica per la quale l’uomo non era più il centro dell’universo (la «rivo-
               luzione copernicana»). Siamo, quindi, immersi in un «creato» differente rispetto
               al «creato» primordiale.


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