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CARDINALE GIANFRANCO RAVASI
3. Scienza e antropologia
a. La genetica e il DNA
Entriamo, dunque, in un altro territorio sconfinato e dai contorni ininterrot-
tamente in evoluzione, ove gli interrogativi si moltiplicano a grappolo. È l’oriz-
zonte della scienza contemporanea che lancia nuove sfide all’antropologia, ridise-
gna i contorni e approfondisce i segreti della natura umana. Evocheremo tre
ambiti fondamentali: la genetica col DNA, le scienze neuro-cognitive, l’intelligen-
za artificiale. Innanzitutto la scoperta del DNA e della sua flessibilità e persino
della sua modificabilità ha registrato esiti differenti: da un lato, si è sviluppata la
ricerca volta a eliminare le patologie; d’altro lato, però, si è ipotizzato l’uso dell’in-
gegneria genetica per migliorare e mutare il modello antropologico prospettando
un futuro con il genoma umano radicalmente modificato. È in quest’ulteriore
prospettiva che si apre l’ancora confuso panorama del trans- e post-umanesimo.
Questa manipolazione del DNA genera un delta ramificato di interroga-
zioni di varia indole, per ora solo futurologiche, a partire da quella di base sulla
stessa specie umana: questi nuovi modelli antropologici saranno ancora classi-
ficabili nel genere homo sapiens sapiens? Quale impatto socio-culturale avrà la
disuguaglianza tra individui potenziati attraverso la modificazione genetica
rispetto agli esseri umani «normali»? Ma le questioni si fanno roventi a livello
etico-religioso: questi interventi nel cuore della vita umana sono da classificare
nel peccato capitale-originale del voler essere «come Dio», nell’atto della sfida
umana al divino, giudicata nel c. 3 del libro biblico della Genesi?
b. Le scienze neuro-cognitive
Un ulteriore ambito ove la ricerca si sta inoltrando in modo deciso è quello
delle neuroscienze. Per la tradizione platonico-cristiana mente/anima e cervello
appartengono a piani diversi, l’uno metafisico, l’altro biochimico. La concezione ari-
stotelico-cristiana, pur riconoscendo la sostanziale autonomia della mente dalla
materia cerebrale, ammette che quest’ultima è una condizione strumentale per
l’esercizio delle attività mentali e spirituali. Un modello di natura più «fisicalista» e
diffuso nell’orizzonte contemporaneo non esita invece, anche sulla base della teoria
evoluzionista, a ridurre la mente e l’anima radicalmente a un dato neuronale, per
altro già in sé impressionante: il nostro cervello che pesa solo 120-180 grammi con-
tiene una galassia di circa 80 o 100 miliardi di neuroni, tanti quante sono le stelle
della Via Lattea. Essi comunicano tra loro attraverso un sistema di connessioni dette
«sinapsi», calcolate nell’ordine di un milione di miliardi, con una potenzialità di com-
binazione interattiva dell’ordine di 100 (cento alla trecentesima potenza)! È, quin-
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di, comprensibile la tentazione di esaurire ogni atto cognitivo a questo livello.
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