Page 242 - Rassegna 2020-1
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EVENTI



                  Si tratta del cosiddetto «apateismo», cioè l’apatia religiosa e l’indifferenza
             morale per le quali che Dio esista o meno è del tutto irrilevante, così come neb-
             biose, intercambiabili e soggettive sono le categorie etiche. È ciò che è ben
             descritto  da  papa  Francesco  nell’esortazione  apostolica  Evangelii  gaudium:  «Il
             primo  posto  è  occupato  da  ciò  che  è  esteriore,  immediato,  visibile,  veloce,
             superficiale, provvisorio. Il reale cede posto all’apparenza... Si tende a ridurre la
             fede e la Chiesa all’ambito privato e intimo; con la negazione di ogni trascen-
             denza  ha  prodotto  una  crescente  deformazione  etica,  un  indebolimento  del
             senso del peccato personale e sociale e un progressivo aumento del relativismo,
             dando luogo a un disorientamento generalizzato» (nn. 62 e 64).
                  5. Sono solo alcuni spunti di analisi riguardo a fenomeni che si allargano
             a temi ulteriori rilevanti come i concetti ormai non più univoci e oggettivi di
             «natura umana» e di «verità», con la relativa questione del gender, o come i pro-
             blemi sollevati dall’ecologia e dalla sostenibilità (si veda la Laudato si’), o l’inci-
             denza  dell’economia  appiattita  sulla  finanza  che  crea  l’accumulo  enorme  di
             capitali ma anche la loro fragilità «virtuale», generando crisi sociali gravi e, in
             connessione, la piaga della disoccupazione o della sotto-occupazione mal retri-
             buita. Pensiamo anche a temi più specifici come il nesso tra estetica e cultura,
             in particolare il rilievo dei nuovi linguaggi musicali per i giovani e dello sport
             coi suoi valori ma anche con le sue degenerazioni.
                  Importante, però, è ribadire che l’attenzione ai cambi di paradigma socio-
             culturali non dev’essere mai né un atto di mera esecrazione, né la tentazione di
             risalire nostalgicamente a un passato mitizzato. Il mondo in cui ora viviamo è
             ricco di fermenti e di sfide, ma è anche dotato di grandi risorse umane e spiri-
             tuali delle quali i giovani sono spesso portatori: basti solo citare la solidarietà
             vissuta, il volontariato, l’universalismo, l’anelito di libertà, la vittoria su molte
             malattie,  il  progresso  straordinario  della  scienza,  l’autenticità  testimoniale
             richiesta dai giovani alle religioni e alla politica e così via. Ma questo è un altro
             capitolo molto importante da scrivere in parallelo a quello finora abbozzato e
             che esula dall’approccio limitato che abbiamo scelto.
                  Cercheremo  ora  di  restringere  l’orizzonte  così  vasto  e  variegato  finora
             evocato, introducendo due itinerari che possiamo considerare capitali nella con-
             temporaneità, quelli della scienza e della comunicazione. Sono le strade che
             soprattutto le giovani generazioni percorrono con entusiasmo, convinti che qui
             si annidano le risposte più fondate a tante loro attese. Effettivamente si tratta
             di vie affascinanti, anche se tuttora agli esordi, capaci di creare vere e proprie
             rivoluzioni. Considerata la complessità di questi due percorsi e l’incidenza posi-
             tiva e negativa che essi hanno sulla società e sulla stessa antropologia, offriamo
             una lettura un po’ più distesa, anche se chiaramente incompleta.


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