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LA PROTEZIONE DEI BENI CULTURALI NEI CONFLITTI ARMATI
Il Second Amended Indictment, con riferimento al Kosovo, include negli
incendi e distruzioni anche “cultural monuments and religious sites” voluti dalle
Forze Armate serbe in “a deliberate and widespread or systematic campaign of destruc-
tion of property owned by Kosovo Albanian civilians”. Segue un dettagliato elenco di
beni e edifici oggetto di attacchi e distruzioni. Al capo 5 (“Persecutions”) si ritrova
l’imputazione di volontaria distruzione di siti religiosi albanesi, anche nell’am-
bito di deportazioni e trasferimenti forzati di migliaia di kosovari albanesi .
(44)
Infine, nella decisione relativa al caso Jokic, la Trial Chamber ha affermato
che l’intera città vecchia di Dubrovnik (l’antica Ragusa) era considerata parte
importante del patrimonio culturale mondiale. Essa era, tra l’altro, “an outstan-
ding architectural ensemble illustrating a significant stage in human history”. Il bombarda-
mento della città, quindi, è stato non solo un attacco contro la storia e il patri-
monio della regione, ma anche “against the cultural heritage of humankind”. Inoltre,
la città vecchia era densamente abitata, determinando un inestricabile intreccio
tra la vita della popolazione e il suo patrimonio culturale. Il restauro, secondo il
Tribunale, quand’anche si rivelasse possibile, non potrebbe comunque riportare
gli edifici alla loro forma originaria, in quanto ampie parti degli autentici com-
ponenti sono andati distrutti e ne ha sofferto il valore intrinseco dei beni. La
conclusione del Tribunale è che vi è una sorta di sovrapposizione di due crimi-
ni. In primo luogo, l’attacco a edifici civili è una “serious violation of international
humanitarian law”. Inoltre, è “a crime of even greater seriousness to direct an attack on
an especially protected site, such as the Old Town, constituted of civilian buildings and resul-
ting in extensive destruction within the site”. Il Tribunale rileva, infatti, che l’attacco è
stato “particularly destructive”, poichè ha causato danni a più di cento edifici, com-
presi ampi segmenti delle mura. La conclusione dei giudici è che “the unlawful
attack on the Old Town must therefore be viewed as especially wrongful conduct” .
(45)
La prospettiva dell’ulteriore processo al generale Ratko Mladic va nella mede-
sima direzione. Nell’imputazione, infatti, sempre nel contesto delle “persecuzioni”,
si trova ancora “the intentional or wanton destruction of private property including homes and
business premises, and public property including cultural monuments and sacred sites” .
(46)
La giurisprudenza del Tribunale dell’Aja, dunque, opera importanti esten-
sioni della nozione di crimine internazionale con riferimento ai beni culturali.
Dalla categoria dei crimini di guerra (cui innegabilmente e incontrovertibilmen-
te appartengono gli attacchi ai beni protetti, si è prodotto l’ampliamento a quel-
la dei crimini contro l’umanità, intesi come “part of a widespread or systematic attack
against any civilian population”.
(44) Second Amended Indictment del 29 ottobre 2001, §§ 67-68.
(45) Judgement del 18 marzo 2004, Case No. IT-01-42/1, §§ 51-53.
(46) Amended Indictment dell’11 ottobre 2002, Case No. IT-95-5/18-1.
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