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OSSERVATORIO INTERNAZIONALE



             speciale previsto dalla Convenzione dell’Aja del 1954, e nel segnalare siti da sot-
             toporre  al  regime  di  protezione  rafforzata  (salvo  i  tre  già  citati:  Castel  del
             Monte, Biblioteca Nazionale di Firenze e Villa Adriana di Tivoli). Sarebbe, inol-
             tre, auspicabile che avviasse una seria campagna per l’esposizione estesa e gene-
             ralizzata dell’emblema di protezione.
                  La Svizzera, l’Austria, il Belgio, i Paesi Bassi, la Germania - per citare solo
             alcuni Paesi europei particolarmente scrupolosi - hanno dato luogo alla esposi-
             zione dell’emblema in forma generalizzata. Dal grande Kunsthistorisches Museum
             di Vienna ai piccoli musei di Bruges, il visitatore, il turista, dalla esposizione
             dello scudo blu viene avvertito che si tratta di beni protetti, nello spirito più
             genuino di norme convenzionali che intendono la protezione come un obbligo
             che affonda le radici proprio quando non c’è un conflitto, e tutti (militari e civi-
             li) devono essere educati e istruiti all’obbligo di salvaguardia, necessario presup-
             posto del conseguente obbligo di rispetto.
                  L’attuale  instabilità  politica  di  molti  Paesi  del  mondo,  il  conseguente
             aumento dei conflitti e l’intensificarsi di disastri naturali e dei loro sempre più
             rilevanti  effetti  sociali  ed  economici  rendono  evidente  l’urgenza  di  formare
             competenze specializzate in grado intervenire concretamente negli scenari di
             crisi, per favorire la prevenzione di danni al patrimonio culturale e per guidare
             i processi di recupero e ricostruzione dei siti colpiti, sia dal punto di vista cul-
             turale, sia socio-economico.
                  La deliberata distruzione del patrimonio culturale condotta in Iraq e in
             Siria dallo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL) dal 2014 e, in particolare,
             i deliberati saccheggi alle statue e alle collezioni del Museo di Mosul, la distru-
             zione del sito UNESCO di Hatra e la devastazione della città di Nimrud, crimi-
             ne di guerra, hanno portato all’avvio, da parte dell’UNESCO, della campagna
             internazionale “Unite4Heritage”.
                  Una campagna con l’obiettivo di formare un nucleo di risposta alle crisi e
             di capacità di intervento globale “per proteggere e salvaguardare il patrimonio
             nelle aree in cui è minacciato dagli estremisti”.
                  Per quanto riguarda il delicato ambito della formazione, si segnalano in
             Italia le importanti iniziative degli istituti militari, dalle Accademie alle Scuole
             fino al centro di eccellenza CoESPU dei Carabinieri e al Centro Alti Studi per
             la Difesa (CASD). A tutti i livelli, i corsi destinati a ufficiali delle Forze Armate
             comprendono  significative  parti  dedicate  alla  protezione  dei  beni  culturali.
             Un’iniziativa particolare è quella dell’istituzione del Master in Cultural Property
             Protection  in  Crisis  Response (www.culturalpro.it), organizzato dalla Scuola
             Universitaria  Interdipartimentale  di  Scienze  Strategiche  dell’Università  di
             Torino  con  una  significativa  partecipazione  delle  Forze  Armate  italiane:  il


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