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IL RUOLO DELL’ASSISTENZA SANITARIA NEI MILITARI IMPEGNATI ALL’ESTERO



                     Inoltre, i risultati dell’indagine a campione svolta sui militari italiani impie-
               gati in Bosnia e Kosovo (dosaggio della concentrazione urinaria di uranio) non
               hanno evidenziato alcuna chiara presenza di contaminazione da uranio impo-
               verito.
                     Da allora, si sono susseguite numerose sentenze a carico del Ministero
               della Difesa che hanno valutato caso per caso. Sono state ulteriormente costi-
               tuite diverse commissioni di indagine, di cui quattro inchieste parlamentari tra
               il 2005 e il 2018. Tra le numerose sentenze emesse negli anni, è da segnalare la
               sentenza della Corte d’Appello di Roma del 26 maggio 2015 che si è conclusa
               con l’accertamento del nesso di causalità tra uranio impoverito e la patologia
               tumorale in un militare esposto, condannando il Ministero della Difesa ad un
               rilevante risarcimento.
                     Numerosi studi hanno confermato che l’uranio impoverito ha potenziale
               tossicità solo quando direttamente in contatto con le mucose (è sufficiente un
               solo foglio di carta, o lo strato cheratinizzato dell’epidermide per fermare le
               pesanti particelle alfa, dotate di alto linear energy transfert, LET). Infatti, l’uranio
               impoverito può causare effetti patogeni sulla salute dell’uomo solo se diretta-
               mente inalato, ingerito, o posto a contatto di ferite.
                     L’inquinamento da uranio impoverito si determina quando i proiettili si
               disintegrano colpendo il bersaglio ed il particolato invade l’aria, si deposita, ed
               inquina le falde acquifere.
                     Tuttavia,  tra  le  varie  e  numerose  ipotesi  per  spiegare  la  sindrome  dei
               Balcani vi sono studi che indicano che possano essere le nanopolveri inorgani-
               che  (non  necessariamente  contenenti  uranio),  indipendentemente  dalla  loro
               tossicità, le possibili cause delle patologie in questione. Il pericolo principale di
               contaminazione è quindi l’inalazione ed il raggiungimento dei siti più profondi
               del sistema bronco-polmonare, seguito dal contatto e la diffusione nel sistema
               circolatorio e dall’assorbimento mediante il ciclo alimentare o attraverso l’ac-
               qua.
                     Per quanto riguarda la cosiddetta “sindrome della guerra del Golfo” (o
               Gulf  War illness - GWI), il Governo degli Stati Uniti ha riconosciuto la causa di
               servizio ai veterani statunitensi che ne sono risultati affetti, i quali, ai fini del
               conseguimento dell’invalidità, non hanno necessità di dimostrare una connes-
               sione tra l’impiego militare in Iraq e le patologie riportare (tra le quali possiamo
               menzionare sindrome da affaticamento cronico, fibromialgia, sindrome dell’in-
               testino irritabile, dispepsia funzionale ed altri disordini funzionali dell’apparato
               gastroenterico) .
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               (15)  US Administration, Gulf  War Veterans’ Medically Unexplained Illnesses - Public Health, www.publi-
                     chealth.va.gov.

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