Page 14 - Rassegna 2020-1-Inserto
P. 14
L’IMPEGNO ALL’ESTERO DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Così se le prime missioni furono essenzialmente rivolte a interporre una
forza di osservatori - dopo l’accordo di pace - tra le parti confliggenti, con il
passare del tempo, specialmente dopo il terremoto globale causato dal crollo
della cortina di ferro , le PKOs videro accrescere il loro potere attraverso riso-
(25)
luzioni UNSC più ampie che attribuivano compiti di supporto alle istituzioni
locali e/o di ricostruzione delle stesse.
La forza era impiegata solo per autodifesa e mai si era posto il problema
della protezione dei civili (POC), non trovandosi i peacekeepers in situazioni di
conflitti armati, e quindi non potendo applicare il DIU. Questo fino al termine
della guerra fredda. Tale termine segnò un punto di svolta nel mantenimento
della pace con la pubblicazione nel 1992 dell’Agenda per la pace dell’UNSG
(26)
Boutros Boutros-Ghali. Il rapporto suggeriva l’adozione di mandati più “per-
vasivi” rispetto a quelli precedenti. In esso ancora non si parlava però di POC.
Tale svolta nell’approccio alle missioni di pace aveva evidentemente delle
lacune talché negli stessi primi anni Novanta si assistette a un’altra svolta - questa
purtroppo molto cruenta - nelle stesse, quella determinata dalla deadly trilogy o
fatal trilogy , la disgraziata terna di missioni, UNPROFOR , UNOSOM II ,
(27)
(29)
(28)
UNAMIR , che ha determinato il naufragio del sistema peacekeeping dell’ONU.
(30)
Tali missioni non sono state capaci di impedire o contenere violenze inaudite
(31)
che anzi hanno visto i caschi blu inermi o addirittura quasi conniventi .
(32)
Lo stesso UNSG Boutros-Ghali, quindi, interviene modificando l’Agenda
for peace con un documento integrativo che analizza le debolezze dei man-
(33)
dati “fallimentari” di poco precedenti che giudica lacunosi .
(34)
(25) La “iron curtain” (W. Churchill, 11 maggio 1945) fu quell’evocativo confine che separava il bloc-
co sovietico dai paesi capitalisti occidentali dalla fine del secondo conflitto mondiale fino al 1989.
(26) An Agenda for Peace: Preventive diplomacy, peacemaking and peace-keeping, A/47/277, 1992.
(27) Non è chiaro chi abbia coniato il termine, ormai diffuso, ma è rinvenibile in J. COULON, M.
LIÉGEOIS, Whatever happened to peacekeeping? The future of a tradition, Canadian Defence &
Foreign Affairs Institute - CDFAI, Calgary (CA-AB), 2010, pag. 15.
(28) United Nations Protection Force, 1992-95, UNSCR S/RES/743, 1992.
(29) United Nations Operation in Somalia, 1993-95, UNSCR S/RES/794, 1992.
(30) United Nations Assistance Mission for Rwanda, 1993-96, UNSCR S/RES/872, 1993.
(31) I più eclatanti, tra i molti fatti, l’eccidio di Srebrenica, il genocidio tra Hutu e Tutsi, l’uccisio-
ne di moltissimi peacekeepers in tutte e tre le missioni.
(32) Celebre è la foto del comandante olandese che brinda con il generale Ratko Mladic.
(33) Supplement to an agenda for peace: position paper of the secretary-general on the occasion of the fiftieth anni-
versary of the United Nations, A/50/60, 1995.
(34) There are three aspects of recent mandates that, in particular, have led peace-keeping operations to forfeit the
consent of the parties, to behave in a way that was perceived to be partial and/or to use force other than in
self-defence. These have been the tasks of protecting humanitarian operations during continuing warfare, pro-
tecting civilian populations in designated safe areas and pressing the parties to achieve national reconciliation
at a pace faster than they were ready to accept. The cases of Somalia and Bosnia and Herzegovina are
instructive in this respect. Ivi, para. 34.
12