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L’ABUSO D’UFFICIO TRA DIRITTO E RAGIONE
Sent. 19 aprile 2017, n. 31594 (rv. 270460) e Cass. pen., Sez. terza, Sent. 28 settembre
2017, n. 57914 (rv. 272331).
Da un punto di vista probatorio, la prova del dolo intenzionale, che qua-
lifica la fattispecie criminosa, può essere desunta anche da una serie di indici fat-
tuali, tra i quali assumono rilievo l’evidenza, reiterazione e gravità delle violazio-
ni, la competenza dell’agente, i rapporti fra agente e soggetto favorito, l’intento
di sanare le illegittimità con successive violazioni di legge - Cass. pen., Sez. Terza,
Sent. 6 aprile 2016, n. 35577 (rv. 267633).
In altri termini, il dolo del reato di abuso d’ufficio sussiste ogni qualvolta
l’ingiusto vantaggio proprio o altrui, ovvero l’ingiusto danno altrui, siano stati
rappresentati e voluti dall’agente come obiettivo primario della propria condot-
ta. Tale intenzione va desunta dal complessivo svolgersi dei comportamenti,
soprattutto quando sia stato rilevato un iter procedimentale illegittimo e carat-
terizzato da plurime condotte omissive e dilatorie dell’imputato. La reiterazione
dei comportamenti, la evidente illegittimità di essi e le altre circostanze afferenti
i rapporti tra agente e soggetto favorito o danneggiato, costituiscono evidenti
indici della sussistenza del dolo, anche se non è necessario che il fine che deve
animare l’agente sia esclusivo - Cass. pen., Sez. Terza, 17 marzo 2016, n. 31865.
In tema di abuso di ufficio, il dolo intenzionale non è escluso per il solo
fatto del perseguimento da parte del pubblico agente di una finalità pubblica,
laddove la stessa rappresenti una mera occasione della condotta illecita, posta
in essere invece al preciso scopo di procurare, in via immediata, un danno ingiu-
sto ad altri o un vantaggio patrimoniale ingiusto per sé o per altri. - Cass. pen.,
Sez. Sesta, 22 marzo 2016, n. 20974.
Di contro, ai fini della configurabilità del reato di abuso d’ufficio per vio-
lazione di legge o di regolamento, qualora il danno ingiusto costituisca l’effetto
sostanziale della predetta violazione, l’elemento soggettivo non può configurar-
si come dolo eventuale, essendo necessario che l’agente, nel momento in cui si
attiva “contra legem”, abbia la consapevolezza dell’esistenza dei presupposti di
fatto da cui dipende l’applicazione della norma trasgredita, in quanto la situazio-
ne di dubbio sulla correttezza della condotta è incompatibile con l’intenzione di
procurare un danno o un vantaggio patrimoniale ingiusto - Cass. pen., Sez. Sesta,
Sent. 22 settembre 2016, n. 49538 (rv. 268425).
Rapporti con il peculato
L’utilizzo di denaro pubblico per finalità diverse da quelle previste integra
il reato di abuso d’ufficio qualora l’atto di destinazione avvenga in violazione
delle regole contabili, sebbene sia funzionale alla realizzazione, oltre che di
indebiti interessi privati, anche di interessi pubblici obiettivamente esistenti e
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