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DOTTRINA



                  Da un punto di vista probatorio, quindi, “la “macroscopica illegittimità”
             dell’atto non può essere ritenuta in maniera apodittica e parziale ma deve costi-
             tuire il risultato di una ponderata valutazione del complessivo comportamento
             dell’agente e di tutte le risultanze processuali che a detto comportamento si
             riferiscono e con le quali il giudice del merito è tenuto a confrontarsi, soprat-
             tutto quando alcune di dette risultanze, quantunque confermative della viola-
             zione di legge, siano tuttavia concretamente dotate di una carica dimostrativa
             tale da rendere discutibile la macroscopica illegittimità degli atti perché, se que-
             st’ultima indubbiamente comporta una violazione di legge, integrando l’ele-
             mento normativo della fattispecie penale di cui all’art. 323 c.p., non tutte le
             violazioni di legge si risolvono necessariamente in una macroscopica illegitti-
             mità dell’atto o degli atti compiuti dal pubblico amministratore” - Cass. pen.,
             Sez. Terza, Sent. 3 ottobre 2017, n. 52053 (rv. 271358).

             Momento psicologico
                  La fattispecie di abuso d’ufficio prevede un doppio dolo: il dolo intenzio-
             nale (che si caratterizza come rappresentazione e volizione dell’evento di danno
             altrui come conseguenza diretta e immediata della condotta e obiettivo primario
             perseguito dall’agente, così che occorre la prova che la volontà dell’agente sia
             stata orientata proprio a procurare il danno ingiusto) tipico del reato di abuso
             di ufficio riguarda solo l’evento del reato, ovvero l’ingiusto vantaggio patrimo-
             niale o il danno ingiusto, mentre tutti gli altri elementi della fattispecie materiale,
             quali appunto la violazione di norme di regolamento, sono soggette all’ordina-
             rio dolo generico e richiedono quindi la coscienza e volontà da parte dell’agen-
             te di violare appunto il dettato di norme di legge o di regolamento. - Cass. pen.,
             Sez. Sesta, 9 maggio 2017, n. 27794.
                  In tema di abuso di ufficio, esclusa l’esigenza di un accertamento dell’ac-
             cordo collusivo con la persona che si intende favorire - poiché l’intenzionalità
             del vantaggio ben può prescindere dalla volontà di favorire specificamente il
             privato interessato alla singola vicenda amministrativa - la prova del dolo inten-
             zionale che qualifica la fattispecie ben può essere desunta anche da altri elemen-
             ti, quali, ad esempio, la macroscopica illegittimità dell’atto compiuto, ovvero
             l’erronea interpretazione di una norma amministrativa, il cui risultato si discosti
             in termini del tutto irragionevoli dal senso giuridico comune, tanto da apparire
             frutto di un’arbitraria decisione. - Cass. pen., Sez. Sesta, 17 aprile 2018, n. 34540.
                  Nel reato di abuso d’ufficio, la prova del dolo intenzionale che qualifica la
             fattispecie non richiede l’accertamento dell’accordo collusivo con la persona
             che  si  intende  favorire,  ben  potendo  essere  desunta  anche  da  altri  elementi
             quali, ad esempio, la macroscopica illegittimità dell’atto. - Cass. pen., Sez. Sesta,


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