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TRIBUNA DI STORIA MILITARE
Infatti il paragrafo V dell’allegato all’art. 88, prevedeva che al momento di
tracciare il confine il voto espresso dagli abitanti fosse tutt’altro che vincolante.
Il dispositivo previsto dal trattato di Versailles, ancora una volta, era desti-
nato a mostrare i suoi limiti: la previsione di una procedura così articolata, oltre
tutto dalla durata temporale indefinita, non poteva che andare a detrimento
della sua concreta attuazione. Dopo che per tutto il mese di aprile si erano rin-
corse le voci più disparate in merito al destino dell’Alta Slesia, il 2 maggio scop-
piò la terza ed ultima delle insurrezioni che hanno segnato la sua storia recente.
I nazionalisti polacchi avevano dimostrato un notevole tempismo: le truppe
inglesi da pochi giorni avevano abbandonato la provincia. Inoltre, proprio in
quei giorni Le Rond aveva fatto ritorno in Francia, lasciando a De Marinis la
responsabilità della gestione politica dell’Alta Slesia. L’obbiettivo era chiaro a
tutti: gli insorti - si calcola, almeno cinquantamila armati - miravano con un
vero e proprio colpo di mano a mettere la Società delle Nazioni di fronte al clas-
sico fait accompli. Allo scoppio della sollevazione, la polizia interalleata al cui
comando ora si trovava il colonnello degli alpini Gustavo Pesenti, semplice-
mente, si dissolse : la componente polacca fraternizzò con gli insorti, quella
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germanica fu spazzata via.
Molti agenti tedeschi furono catturati, e in alcuni casi fucilati, dagli stessi
colleghi polacchi . Mentre gli scontri infuriavano le truppe francesi, almeno in
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un primo momento, si mantennero sulla difensiva. Il generale Jules Gratier,
comandante della forze interalleate, era consapevole dei rischi politici e militari:
sarebbe bastato un nonnulla per bruciare in un attimo il credito accumulato nei
confronti dei nazionalisti polacchi .
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(31) Pesenti era un vecchio coloniale: prima della guerra aveva comandato il presidio di
Mogadiscio per poi partecipare alla campagna di Libia come responsabile dell’Ufficio
Informazioni della V Divisione, meritandosi una medaglia di bronzo al valor militare. Dopo
diversi anni trascorsi oltremare, nel 1917 era sul fronte carnico per poi passare alla guida del
XIII° Gruppo Alpino fino al termine delle ostilità. Successivamente Pesenti assumeva il
comando del contingente italiano in Palestina e, quindi, era inviato in Alta Slesia. Al termine
di questa esperienza, Pesenti sarà nuovamente in Africa, prendendo parte prima alla ricon-
quista della Libia, e poi alla guerra di Etiopia in cui comanderà una divisione eritrea. Il suo
ultimo incarico sarà quello di governatore della Somalia, da cui sarà rimosso alla fine del
1940. Su Pesenti cfr. Paola VIVIANI, L’Italia nella campagna di Siria e Palestina: le «impressioni della
Guerra d’Oriente» di Gustavo PESENTI, in Giuseppe CIRILLO (a cura di), L’Italia a cento anni dalla
Grande Guerra. Miti, interpretazioni, politiche industriali, Roma, Ministero dei beni e delle attività
culturali e del turismo, 2017, pp. 91-115 e Luigi GOGLIA, Popolazioni, eserciti africani e truppe indi-
gene nella dottrina italiana della guerra coloniale, in MONDO CONTEMPORANEO. RIVISTA DI STORIA,
a. 2 n. 2 (2006), pp. 5-54. Pesenti è naturalmente uno dei comprimari nell’ormai classico
Angelo DEL BOCA, Gli italiani in Africa Orientale. II. La conquista dell’impero, Milano,
Mondadori, 1992.
(32) Cfr. T. Hunt TOOLEY, German Political Violence and the Border Plebiscite in Upper Silesia, 1919-
1921, cit., p. 95.
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