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AUTODETERMINAZIONE, SECESSIONE E ORDINE INTERNAZIONALE
Alta Slesia
Un gruppo di nazionalisti polacchi: al centro Wojciech Korfanty
(https://gallica.bnf.fr)
Solo nei distretti di Pleß (Pszczyna) e di Rybnick (Rybnik), dove i rinforzi
italiani erano stati dislocati, i risultati erano inequivocabilmente a favore del-
l’unione con Varsavia. Il plebiscito, dunque, era stato tutt’altro che risolutivo e
la situazione, nel frattempo, si stava aggrovigliando: i nazionalisti polacchi insi-
stevano veementemente per una partizione dell’Alta Slesia che assicurasse a
Varsavia il sessanta per cento del territorio e il settanta per cento della popola-
zione. Si trattava di una ipotesi che non dispiaceva neanche a Le Rond, seppure
con qualche aggiustamento territoriale. Diversa, invece, era la posizione anglo-
italiana, favorevole all’assegnazione alla Polonia solo di modeste aree rurali: si
temeva, tra l’altro, che la perdita del triangolo industriale impedisse a Berlino di
provvedere alle ingenti riparazioni dei danni di guerra. Infine, il successo elet-
torale incoraggiò molti politici tedeschi a rivendicare la indivisibilità dell’Alta
Slesia, reclamando la provincia alla Germania.
L’ultima parola, però, spettava alle potenze vincitrici: ai sensi del trattato
di Versailles il destino dell’Alta Slesia era nelle mani della Conferenza degli
Ambasciatori delle Principali Potenze Alleate ed Associate - chiamata a far
rispettare i trattati di pace e a mediare eventuali dispute territoriali - e, in ultima
battuta, al Consiglio della neocostituita Società delle Nazioni.
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