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AUTODETERMINAZIONE, SECESSIONE E ORDINE INTERNAZIONALE



                     Salvioni, invece, si dimostrò un interprete più fedele del mandato che il
               trattato di Versailles aveva assegnato alle forze interalleate. La reazione energica
               delle  truppe  italiane  intervenute  a  difesa  della  popolazione  tedesca  fu  però
               interpretata dagli insorti come l’ennesima manifestazione di ostilità alla causa
               polacca. Fu in questo frangente che avvennero gli scontri più drammatici, là
               dove come ha osservato Maria Gabriella Pasqualini, quella che era nata come
               una missione di peace-keeping si era definitivamente trasformata in una di peace-
               enforcing .
                         (34)
                     Già la prima notte dell’insurrezione fu attaccato il presidio di Rotenau
               (Czerwionka)  nel  distretto  orientale  di  Rybnick  (Rybnik).    Si  trattava  di  una
               compagnia del 32°, come si è visto da poche settimane in Alta Slesia, che aveva
               avuto il compito di proteggere un’area ricca di miniere di carbone. Mentre gli
               insorti davano l’assalto alla caserma dove l’unità era acquartierata, il plotone del
               tenente Giovanni Baldes di servizio alle installazioni minerarie, rimasto isolato,
               viveva momenti se possibile ancor più drammatici. Occorreva ricongiungersi al
               resto della compagnia, rompendo il cerchio degli assedianti: la manovra, con-
               dotta nel buio della notte, dopo ben cinque ore di combattimenti, causò gravi
               perdite tra cui lo stesso Baldes caduto alla testa dei suoi uomini.
                     Nel frattempo, di fronte alla ostinata resistenza italiana, gli insorti arriva-
               rono a minare la caserma utilizzando le ampie scorte di esplosivo destinato
               all’attività estrattiva.
                     Nonostante l’esplosione lesionasse l’edifico e causasse perdite tra i difen-
               sori,  gli  assediati  continuarono  a  difendere  la  posizione  fino  all’esaurimento
               delle munizioni: era stata una vera e propria battaglia, costata ai militari italiani
               sedici morti e ventidue feriti. Gli scontri ripresero la mattina successiva all’arri-
               vo  di  due  compagnie  autoportate  del  32°  “Siena”  giunte  a  Rotenau
               (Czerwionka)  per  liberare  i  commilitoni:  l’operazione  ebbe  successo,  ma  al
               costo  di  un  fante  ucciso  e  di  altri  due  feriti .  Per  i  fatti  di  Rotenau
                                                                (35)
               (Czerwionka), oltre a onorificenze minori, furono concesse sei medaglie d’ar-
               gento al valor militare, tutte alla memoria .
                                                       (36)
               (33)  Gratier, per altro, era un militare esperto, profondo conoscitore dei propri uomini: al coman-
                     do di una battaglione di chasseurs alpins all’inizio della guerra e poi di una brigata di caccia-
                                                              a
                     tori sui Vosgi, nel 1918 aveva assunto la guida della 46  divisione di fanteria, destinata poi ad
                     essere inviata in Alta Slesia.
               (34)  Cfr. Maria Gabriella PASQUALINI, The Italian Carabinieri Corps Abroad: Combat and Crowd Control
                     in  a  Special  Professionalism,  in  ROCZNIK BEZPIECZEŃSTWA MIĘDZYNARODOWEGO,  a.  1,  n.  1.
                     (2006), pp. 77-101 e in particolare p. 83.
               (35)  Cfr. Piero CROCIANI, Il contingente italiano in Alta Slesia, cit., pp. 276-277.
               (36)  Oltre al tenente Baldes, furono decorati alla memoria il maresciallo Domenico Sacco, il
                     caporale Giuseppe Campagna, i soldati Guido Gobbo, Luigi Righetti, e Antonio Russo.

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