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AUTODETERMINAZIONE, SECESSIONE E ORDINE INTERNAZIONALE
Al suo posto fu istituita una forza di polizia ad ordinamento civile che, alle
dirette dipendenze della Commissione Interalleata, era composta per metà da
personale di lingua tedesca e per metà da polaccofoni . Il comando, ancora
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una volta, fu affidato ad un francese: si trattava del generale Bruno Bonnet, pro-
veniente dai ranghi della Gendarmerie . All’Italia fu assegnato il comando di
(20)
uno dei tre gruppi su cui si articolava la forza di polizia, la cui direzione non fu
affidata a un ufficiale dell’Arma, come invece sarebbe stato logico e come era
avvenuto in altri contesti operativi, ma al maggiore degli alpini Giuseppe
Renzetti, destinato successivamente a divenire uomo-chiave del fascismo in
Germania tanto da essere nominato Console Generale a Berlino .
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Da parte della Commissione Interalleata, invece, fu preteso lo scioglimen-
to della POW GSL: si trattò di una richiesta cui i nazionalisti polacchi, tutt’altro
che disponibili ad abbandonare l’ipotesi secessionistica, aderirono solo formal-
mente curando piuttosto di mantenere integro il potenziale militare dell’orga-
nizzazione clandestina .
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La seconda insurrezione della Slesia aveva evidenziato che i polacchi ave-
vano saputo fare tesoro della sconfitta subita l’anno precedente, dimostrando
una eccellente capacità organizzativa .
(23)
(19) Cfr. Konrad GRACZYK, Police services in Upper Silesia during the Silesian Uprisings, cit., pp. 15-16.
(20) Cfr. Rémy PORTES, Haute-Silésie 1920-1922. Laboratoire des leçons oubliées de l’armée française, Paris, Riveneuve,
2009. Bonnet era un ex-allievo dell’Ecole Polytechnique che all’epoca aveva un ordinamento militare.
(21) Renzetti, pluridecorato al valor militare, da ufficiale di complemento si era distinto già nella
campagna di Libia. Dopo la fine del conflitto Renzetti aveva prestato servizio in Albania, per
poi essere inviato in Alta Slesia. Sulla sua figura esiste una ingente bibliografia a partire dalla
ricca documentazione contenuta in Renzo DE FELICE, Mussolini e Hitler. I rapporti segreti 1922-
1933, Roma-Bari, Laterza, 2013, pp. 175-214. Limitatamente agli studi in lingua italiana si
vedano quanto meno Federico NIGLIA, Il maggiore Roma-Berlino. L’attività di collegamento di
Giuseppe Renzetti fra Mussolini e Hitler, in NUOVA STORIA CONTEMPORANEA, a. 6, n. 4 (2002),
pp. 69-82 e Wolfgang SCHIEDER, Un italiano a Berlino. Giuseppe Renzetti, propagandista fascista e
agente segreto (1922-1941) in Gustavo CORNI, Christof DIPPER (a cura di), Italiani in Germania
tra Ottocento e Novecento. Spostamenti, rapporti, immagini, influenze, Bologna, il Mulino, 2006, pp.
595-637. Infine, con particolare riferimento al ruolo svolto da Renzetti in qualità di organiz-
zatore dei fasci italiani all’estero attivi in Germania, cfr. Stefan LAFFIN, Gaining a Foothold in
the Weimar Republic: Giuseppe Renzetti’s Activities in the Years 1925-1927, in STORICAMENTE,
LABORATORIO DI STORIA, a. 13 (2017), pp. 1-38, http://storicamente.org/sites/default/ima-
ges/articles/media/1979/giuseppe-renzetti-fascism-laffin.pdf.
(22) Sulla ingegnosa copertura utilizzata si veda cfr. Jan S. PRYBYLA, When Angels Wept. The Rebirth
and Dismemberment of Poland and Her People in the Early Decades of the Twentieth Century: a
Biographical Memoir, Tucson (AZ), Wheatmark, 2010, pp. 69-70. Per una riflessione sul con-
cetto di secessione e sul suo rapporto con il principio di autodeterminazione cfr. in una pro-
spettiva filosofico-giuridica Costanza MARGIOTTA, L’ultimo diritto. Profili storici e teorici della
secessione, Bologna, il Mulino, 2005.
(23) Per altro il numero delle vittime fu relativamente contenuto: in poco meno di un mese di
scontri i morti furono circa un centinaio, equamente ripartiti tra le due fazioni, cfr. T. Hunt
TOOLEY, German Political Violence and the Border Plebiscite in Upper Silesia, 1919-1921, cit., p. 78.
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